CATANIA – Dalle 9 alle 12.45 il deserto. Alla stazione di Catania, per quasi quattro ore non ci sono treni che circolano. La conferma di una realtà completamente scollegata con le necessità di mobilità e di pendolarismo della cittadinanza della parte orientale della Sicilia. La campagna “Alla ricerca del treno perduto”, promossa dalla Cisl e dalla Fit Cisl siciliane, ha fatto tappa stamattina nel capoluogo etneo. Il camper del tour della Federazione Trasporti della Cisl che ha preso il via lo scorso 29 maggio, ha sostato davanti alla stazione centrale per raccogliere e denunciare i disagi dovuti alla soppressione di corse, di treni vecchi e spesso guasti e le stazioni quasi del tutto abbandonate della Sicilia. “Unico denominatore in tutte le province ed è cosi anche a Catania, è la mancanza di collegamenti, uno solo è quello diretto fra Palermo e Catania, gli altri costringono alle soste e i tempi di percorrenza sono troppo lunghi – commenta Mimmo Perrone Segretario regionale Fit Cisl Ferrovie -. Bisogna potenziare la tratta Catania-Siracusa, rinnovare il materiale rotabile e collegare l’aeroporto Fontanarossa con la Ferrovia”. Alla tappa hanno preso parte Amedeo Benigno, segretario generale Fit Cisl Sicilia, Rosaria Rotolo, segretaria generale Cisl Catania, e Mauro Torrisi, segretario generale Fit Cisl Catania. La condizione dei collegamenti ferroviari tra Catania e il resto della Sicilia è ridotta i minimi termini: il collegamento con Palermo viene servito con un solo treno pomeridiano diretto e uno a metà mattinata che effettua tre cambi corsa, per un totale di 4 ore e 36 minuti. Mentre la diretta concorrente sul gommato ha messo a disposizione un numero elevato di bus, soprattutto la mattina, che facilitano il trasporto delle persone, ma penalizzano il trasporto merci e, soprattutto, la sicurezza dei cittadini.
Per la provincia di Ragusa non ci sono collegamenti che sarebbero preziosi per mettere in contatto il polo industriale con quello agricolo. La situazione migliore si trova con Messina, con circa 20 corse giornaliere. Solo nove, invece, i collegamenti giornalieri con Siracusa. A ciò si aggiunga l’interruzione della linea Caltagirone-Niscemi, a causa del ponte crollato già da due anni, che impedisce a centinaia di lavoratori che dal Calatino di riversarsi al polo petrolchimico di Gela se non con mezzi propri.
“Da qui l’esigenza di manifestare tutto il nostro dissenso – dicono Rotolo e Torrisi – verso una condizione ormai insostenibile che fa rimanere in una situazione di arretratezza la Sicilia e, in particolare, il territorio etneo e per il continuo aggravarsi di una situazione che si creerà se non si interviene contro i tagli previsti. Quello della mobilità e del trasporto su rotaie rappresenta invece una delle migliorie infrastrutturali più importanti per rilanciare la nostra economia”.
Eppure le risorse per le infrastrutture non vengono spese: dei fondi europei del 2007-2013 solo 18 per cento è stato speso; e di non spese ci sono ancora risorse del 2000-2006. “Chiediamo alla Regione – aggiungono Rotolo e Torrisi – di imporre con la firma del Contratto di servizio una svolta: bisogna creare una domanda che sia davvero adeguata al fabbisogno degli utenti siciliani, che copra le zone interne lasciate abbandonate, che disponga di un maggior numero di treni puntuali efficienti e moderni e che si investa per l’integrazione tra mezzi trasporto per la mobilità di persone e di merci».
Ma investire sui collegamenti ferroviari favorirebbe tutta l’area metropolitana della città di Catania, che è particolarmente gravata da problemi di viabilità e mobilità perché comprende sia il capoluogo che i 26 comuni vicini. Il centro storico etneo è la sede della maggior parte dei servizi pubblici e privati, e quindi è uno dei principali poli attrattori di flussi veicolari. Il numero elevato di veicoli per abitante (70 su 100, uno degli indici più alti d’Europa) e, inoltre, il robusto pendolarismo, che determina la presenza di circa 65mila veicoli al giorno verso il centro storico-funzionale della città, determinano molti punti di criticità nella viabilità della città. Criticità, aggravata, tra l’altro, soprattutto, dall’insufficienza dei sistemi di trasporto pubblico sia urbano che extraurbano, dall’inadeguatezza delle infrastrutture viarie, e dalla modesta dotazione di parcheggi. La mancanza di alternative all’uso dell’auto determina flussi in città superiori alla capacità delle strade con conseguente inquinamento atmosferico e acustico, e un’alta incidenza di incidenti mortali.
Per Rotolo e Torrisi, “occorre un’inversione di tendenza, incentivare la popolazione ad abbandonare l’automobile garantendo un servizio adeguato alle esigenze della mobilità cittadina urbana e extra urbana: nuove fermate, treni più puliti e garanzia della puntualità anche con l’istituzione di un biglietto integrato Trenitalia-AMT. In attesa che si realizzi la metropolitana che collega la stazione di Catania centrale con lo scalo aeroportuale di Fontanarossa si dia immediatamente seguito al progetto siglato anni addietro tra Ferrovie dello Stato e il comune di Catania”.
Una proposta che la CISL e la FIT catanesi propongono ormai da diversi anni è il servizio metropolitano verso gli aeroporti che molte città ormai hanno; un servizio che a Catania non avrebbe costi esorbitanti essendo già nel tracciato della tratta Catania–Bicocca. “Un investimento esiguo – concludono Rotolo e Torrisi – per realizzare subito la fermata dei treni a Fontanarossa per favorire il trasporto delle persone, il servizio per i turisti che arrivano in aeroporto e devono raggiungere il centro città o mete quali ad esempio Taormina. Chiediamo quindi investimenti immediati sul miglioramento delle infrastrutture ferroviarie e nuovi treni”.