PALERMO – “L’antimafia di Crocetta, Lumia, Ingroia e Cardinale non può essere coerente con l’attuale visione politica del Pd”. Gli applausi, i più convinti, sono giunti in quel momento. Giovanni Fiandaca andava al di là della polemica “testa a testa” col governatore, e tirava dentro la querelle tutti gli altri. I “simboli”, secondo il giurista, di un’antimafia a volte ritualistica, e usata “per fare carriere o affari”.
Il cinema, a due passi dal Teatro Massimo è gremito. E le conseguenze dell’intervento a gamba tesa, da Gela, di Rosario Crocetta contro il candidato Pd serpeggiano tra le poltroncine. Ed esplodono, la prima volta, quando lo schermo della sala trasmette un film per nulla gradito alla platea. Il discorso, appunto, del governatore che attacca quel candidato “revisionista”.
Dal pubblico, così, ecco esplodere qualche malumore. “Vergogna!” grida qualcuno. “Mi vergogno di averlo votato”, fa qualcun altro. “Quando lo buttate fuori?” qualcun altro ancora. Riferendosi, ovviamente, a Rosario Crocetta. In prima fila c’è Antonello Cracolici, che poche ore prima aveva parlato, giusto per rimanere in tema “cinematografico” di una “vicenda regionale siciliana giunta ai titoli di coda”. Ed è presente anche Davide Faraone. Presenza politicamente significativa. E che rafforza l’idea che avrebbe espresso, a caldo, il segretario regionale del Pd Raciti: “Ormai il problema non è più quello delle divisioni all’interno del partito. Ma quello della distanza tra il partito e Rosario Crocetta”. E adesso, il voto per le Europee è anche un referendum per il governatore.
Fiandaca prende la parola dopo il viceministro all’Interno Filippo Bubbico. Quest’ultimo ammette il proprio “disagio dopo avere sentito quelle parole. E nemmeno le frasi di Grasso, Ayala e Di Lello possono coprire queste miserie. E nemmeno io sono degno di poter descrivere il contributo dato da Fiandaca al mondo giuridico italiano – ha detto -. Il Pd vive grandi contraddizioni. Ma nessuno dovrebbe utilizzare certi argomenti per obiettivi di natura personale. Basta con la demagogia, dobbiamo puntare ai grandi progetti, alle grandi idee”. Il viceministro del governo Renzi fa riferimento non solo al filmato dell’intervento di Crocetta a Gela, ma anche quello diffuso poco prima, con gli autorevoli “endorsement” del presidente del Senato Pietro Grasso, e degli ex componenti del pool antimafia che fu di Falcone e Borsellino, Giuseppe Ayala e Giuseppe Di Lello.
Il discorso di Fiandaca non eccede nei toni. Ma colpisce duro, durissimo nei concetti. “Da sabato scorso – inizia – sono oggetto di un’aggressione violenta da un versante esternamente capeggiato da Rosario Crocetta. Siete in tanti, e questo mi conforta – rivolgendosi al pubblico -. Mi sarebbe piaciuto oggi fare un intervento da normale candidato alle elezioni europee. Ma vengo accusato, udite udite, di essere uno strumento per l’abolizione della lotta alla mafia. Potrei prendermela a ridere, con ironia se in gioco non ci fossero cose molto serie”.
No, dice Fiandaca. Le questioni invece sono molto serie: “C’è in gioco – dice Fiandaca – la serietà del Pd e quella delle istituzioni siciliane. Credo che né Crocetta né qualche ayatollah dell’antimafia possa darmi lezioni su cosa sia antimafia vera o falsa. Nessuno è legittimato a insegnarmi qualcosa. Credo che l’aggressione di cui sono stato oggetto sia dovuta al mio sforzo di stigmatizzare un’antimafia ritualistica o usata per fare carriere politiche o per fare affari. E questo forse non mi viene perdonato”.
Secondo Fiandaca “uno studioso vero deve criticare i casi in cui le posizioni accusatorie sono deboli. Perché queste non fanno bene – ha aggiunto – all’antimafia giudiziaria. Mi sono sempre ispirato a un illuminismo sciasciano. Per avere fatto questo sono stato bollato con epiteti degni dello stalinismo. Sono stato indicato come negazionista. Una cosa che si fa solitamente quando si è a corto di argomenti e non si ha l’intelligenza e la cultura per entrare nel merito”. Ancora il giurista: “Devo pensare che i miei testi sulla Trattativa non li hanno letti, non li hanno capiti o li hanno capiti troppo bene. Se l’antimafia simbolica non si traduce nei fatti, si trasforma in una impostura che viola la memoria di tanti martiri”.
Ecco il cuore del problema. La mafia e l’antimafia. La verità e l’”impostura”: “Il ritualismo – prosegue Fiandaca – ha preso il sopravvento sul tentativo di aggiornare gli strumenti per l’analisi del fenomeno mafioso. Fare antimafia non significa solo battere le mani ai magistrati. O fornire loro una sorta di collateralismo politico, finendo per attrarre l’attività giudiziaria nella politica. Spero che i magistrati lo capiscano. E spero che il Pd possa recuperare il senso di un garantismo vero”.
Fiandaca poi non ha risparmiato un attacco puramente “politico” al governo regionale: “Il governo Crocetta ha fatto solo annunci. E non ha prodotto nulla che possa andare nella direzione dello sviluppo della Sicilia. Anzi, Crocetta e il suo governo non hanno alcuna idea di sviluppo per la Sicilia. Oggi la memoria di Pio La Torre viene vergognosamente utilizzata da alcuni professionisti dell’antimafia. Non può essere l’antimafia di Crocetta, Lumia, Ingroia e Cardinale quella coerente con l’attuale visione politica del Pd. E ne traggo conferma dalla presa di posizione dei vertici nazionali del Pd, che hanno confermato il sostegno alla mia candidatura. A questo punto, tutto passa nelle mani di voi elettori: bisogna scegliere tra due modi di fare antimafia e due modi di fare politica”. Ed ecco piovere gli applausi più convinti, prima del finale: “Ho vinto la tentazione di rinunciare a questa candidatura. Resto in campo, per il futuro dei giovani siciliani”. Ma adesso la candidatura di Fiandaca somiglia anche a un refrendum sul “grande accusatore”. Su Rosario Crocetta.
L’INTERVENTO DI FIANDACA
“Da sabato scorso vengo fatto oggetto di un’aggressione violenta da un versante esternamente capeggiato da Rosario Crocetta”. Lo ha detto il giurista Giovanni Fiandaca, nel corso di una manifestazione elettorale per le Europee, in risposta alle accuse formulate nei suoi confronti dal presidente della Regione, Rosario Crocetta. “Siete in tanti, e questo mi conforta – rivolgendosi al pubblico -. Mi sarebbe piaciuto oggi fare un intervento da normale candidato alle elezioni europee. Vengo accusato, udite udite, di essere uno strumento per l’abolizione della lotta alla mafia. Potrei prendermela a ridere, con ironia se in gioco non ci fossero cose molto serie”.
CROCETTA AYATOLLAH DELL’ANTIMAFIA
“C’è in gioco la serietà del Pd e quella delle istituzioni siciliane – ha aggiunto ancora Fiandaca -. Credo che né Crocetta né qualche ayatollah dell’antimafia possa darmi lezioni su cosa sia antimafia vera o falsa. Nessuno è legittimato a insegnarmi qualcosa. Credo che l’aggressione di cui sono stato oggetto sia dovuto al mio sforzo di stigmatizzare un’antimafia ritualistica o usata per fare carriere politiche o per fare affari. E questo forse non mi viene perdonato”.
SU DI ME EPITETI DEGNI DELLO STALINISMO
Secondo Fiandaca “uno studioso vero deve criticare i casi in cui le posizioni accusatorie sono deboli. Perché queste non – ha aggiunto – fanno bene all’antimafia giudiziaria. Mi sono inserito in un illuminismo sciasciano. Per avere fatto questo sono stato bollato con epiteti degni dello stalinismo. Sono stato bollato come negazionista. Una cosa che si fa solitamente quando si è a corto di argomenti e non si ha l’intelligenza e la cultura per entrare nel merito”. Ancora il giurista: “Devo pensare che i miei testi sulla Trattativa non li hanno letti, non li hanno capiti o li hanno capiti troppo bene. Se l’antimafia simbolica non si traduce nei fatti, si trasforma in una impostura che viola la memoria di tanti martiri”.
L’ANTIMAFIA NON E’ SOLO APPLAUSI AI MAGISTRATI
“Il ritualismo ha preso il sopravvento sul tentativo di aggiornare gli strumenti per l’analisi del fenomeno mafioso. Fare antimafia non significa solo battere le mani ai magistrati. O fornire loro una sorta di collateralismo politico, finendo per attrarre l’attività giudiziaria nella politica. Spero che i magistrati lo capiscano. E spero che il Pd possa recuperare il senso di un garantismo vero”.
GOVERNO SENZA IDEE PER LO SVILUPPO
Fiandaca è poi andato all’attacco diretto del governo regionale: “Il governo Crocetta ha fatto solo annunci. E non ha prodotto nulla che possa andare nella direzione dello sviluppo della Sicilia. Anzi, Crocetta e il suo governo non hanno alcuna idea di sviluppo per la Sicilia. Oggi la memoria di Pio La Torre viene vergognosamente utilizzata da alcuni professionisti dell’antimafia. Non può essere l’antimafia di Crocetta, Lumia, Ingroia e Cardinale quella coerente con l’attuale visione politica del Pd. E ne traggo conferma dalla presa di posizione dei vertici nazionali del Pd, che hanno confermato il sostegno alla mia candidatura. A questo punto, tutto passa nelle mani di voi elettori: bisogna scegliere tra due modi di fare antimafia e due modi di fare politica”. Il giurista ha poi rivelato di aver pensato, a un certo punto, al ritiro della candidatura: “Ho vinto la tentazione di rinunciare a questa candidatura. Resto in campo, per il futuro dei giovani siciliani”.
La manifestazione era partita con la proiezione di alcuni video. Sullo schermo le dichiarazioni di sostegno a Fiandaca del presidente del Senato Pietro Grasso, di Giuseppe Ayala e Giuseppe Di Lello. Presenti in platea anche Fausto Raciti e Davide Faraone. Scorre poi il video con le dichiarazioni di Crocetta a Gela. Tra il pubblico qualcuno ha commentato: “Mi vergogno di averlo votato”. Alla fine del filmato, dal pubblico gridano: “Vergogna! Quando lo buttate fuori?”. Prima di Fiandaca ha parlato il viceministro all’Interno Filippo Bubbico: “Vivo un certo disagio dopo avere sentito quelle parole. Nemmeno le parole di Grasso, Ayala e Di Lello possono coprire queste miserie. E nemmeno io sono degno di poter descrivere il contributo dato da Fiandaca al mondo giuridico italiano – ha detto -. Il Pd vive grandi contraddizioni. Ma nessuno dovrebbe utilizzare certi argomenti per obiettivi di natura personale. Basta con la demagogia, dobbiamo puntare ai grandi progetti, alle grandi idee”.
La manifestazione si tiene al cinema Rouge et noir, in centro città. In sala anche Giuseppe Arnone, esponente ambientalista del Pd che proprio ieri aveva preso le difese di Fiandaca. Arnone è arrivato con bandiere e striscioni a sostegno del giurista e con una maglietta che ironizza su Crocetta: “Crocetta sii serio – Basta fango e sciocchezze contro Fiandaca e noi siciliani per bene”.