Il via libera definitivo al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, approvato nei giorni scorsi dal CIPESS (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), continua a far discutere.
Tra i commenti più originali spicca quello dello chef siciliano Filippo La Mantia che ha accolto con favore la decisione lanciando con la sua consueta ironia un’idea alquanto singolare: “Un’arancina come pedaggio”.
Filippo La Mantia dice sì al Ponte sullo Stretto
L’oste e cuoco palermitano ha affidato ai microfoni dell’Adnkronos il racconto di una sua recente traversata: “Proprio ieri ero sul traghetto da Messina a Villa San Giovanni. Da palermitano che lo ha preso almeno 500 volte, posso dire che il ponte mi andrebbe molto bene. Ad agosto, soprattutto ad agosto, ci sono file chilometriche per attraversare lo Stretto di Messina”.
Se la lunga attesa è spesso fonte di disagi, per Filippo La Mantia c’è comunque un aspetto che rende il viaggio più sopportabile. “L’arancina sul traghetto è, in pratica, un rito – ha sottolineato – anche se sono un po’ oleose, per tutti i passeggeri è come un ticket, quando sali la devi mangiare. Anche sul futuro ponte bisognerà consumare un’arancina, una sorta di telepass per andare o rientrare dalla Sicilia”.

Chi è Filippo La Mantia
Nato il 26 settembre 1960, Filippo La Mantia è uno chef originario di Palermo. La sua storia professionale è segnata da un percorso unico: in gioventù ha lavorato come fotoreporter, catturando scatti di cronaca nera, fra cui una foto dell’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa divenuta celebre.
Dal 2001 ha iniziato il suo percorso lavorativo, aprendo ristoranti a Roma e Milano, lavorando in Indonesia, Porto Cervo e infine nel 2015 stabilendosi con il locale “Filippo La Mantia – Oste e cuoco” a Milano.
I riconoscimenti
Oggi è considerato non solo uno chef, ma un narratore dei sapori della Sicilia: impegnato in consulenze e progetti di solidarietà, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti come l’Ambrogino d’Oro (2021) per il suo contributo durante la pandemia e il Premio Artusi (2024) per il suo impegno umanitario a favore dei detenuti e nelle zone di conflitto.
Amante della sua terra, della convivialità e della semplicità, Filippo La Mantia si definisce più “oste e cuoco” che chef, espressione del calore e della memoria della cucina siciliana. È appassionato di moto.
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