Tra Finanziaria e antimafia | Cosa divide Faraone e Crocetta - Live Sicilia

Tra Finanziaria e antimafia | Cosa divide Faraone e Crocetta

L'ultimo scontro sul caso Sgarlata: "Alla Regione il metodo Boffo", ha protestato il sottosegretario che un anno fa puntò l'indice contro gli "antimafiosi 2.0" e a fine mese proverà a lanciare la "Leopolda sicula" con l'obiettivo di cambiare l'Isola. Ma le tensioni col governatore sono tante: rifiuti, Ismett e manovra economica.

PALERMO – Un anno e mezzo fa erano i “professionisti dell’antimafia 2.0”. Oggi sono gli specialisti del “metodo Boffo”. Tra Davide Faraone e Rosario Crocetta, in un anno e mezzo è cambiato molto. Ma non quello. Non il “cuore” del problema. Non la matrice stessa del potere. Nel luglio del 2013 l’attuale sottosegretario si scagliava, pur senza rendere esplicito l’obiettivo del suo affondo, contro gli “antimafiosi 2.0, che usano l’antimafia, non soltanto per popolarità e lotta politica, ma per costruire blocchi di potere politico-economici alternativi a quelli esistenti. I 2.0 – diceva Faraone – sono una lavatrice. Se passi dalle loro mani, da ladro diventi guardia. Dedicano tanto tempo ad esibizionismi e non trovano il tempo per occuparsi dei problemi reali. I 2.0 non accettano alcuna critica politica o amministrativa, se la pensi diversamente da loro sei mafioso e attenti alla loro vita”. Concetti forti. Che sono stati in qualche modo “riesumati” dall’ultima polemica. A Faraone non è piciuta la gestione del “caso Sgarlata”. L’assessore defenestrato da Crocetta a causa di una piscina “abusiva”. Un buco nell’acqua per il governatore, visto che le indagini hanno poi dimostrato la regolarità dell’iter che ha portato alla concessione. “In Regione – ha detto Faraone – il metodo Boffo è purtroppo diventato una prassi costante. Un metodo inaccettabile, che colpisce le persone perbene. Basta impunità per chi organizza la macchina del fango”. Accuse respinte al mittente da Crocetta. Ma il problema, dopo un anno e mezzo, è sempre quello.

Ma sono diversi i “temi-satellite”, motivi di conflitto, che ruotano attorno a quella che appare come una differenza “culturale” tra il mondo dei renziani di Sicilia e quello del governatore che si definì, mesi fa, il vero rottamatore. Salvo poi accodarsi al carro dei renziani. Al punto da costruire con loro il “Crocetta-bis”, rivelatosi poco più che una parentesi. E di abbracciare un assessore all’Economia, con ampi poteri, come Alessandro Baccei. Scelto direttamente da Graziano Delrio. Cioè da Renzi.

E proprio attorno all’azione dell’assessore ecco le nuove tensioni col sottosegretario palermitano. Tra Crocetta e Baccei, al di là delle frasi di circostanza improntate alla “straordinaria sintonia”, c’è invece in atto una vera e propria “guerra fredda”. Lo raccontano gli uffici di via Notarbartolo, dove si respira un clima da trincea. Una tensione che emerse chiara dalle parole, alcuni giorni fa, di Faraone: “La linea di Baccei è la linea del Partito democratico”. La linea di Baccei. Alla quale il governatore dovrà aderire, se vuole conservare qualche speranza di ottenere da Roma l’ossigeno per una Sicilia ormai boccheggiante. Da Roma. Dove, invece, sembra farsi sempre più forte la tentazione del “commissariamento”. Un atto che Renzi potrebbe utilizzare per dimostrare all’Europa che l’Italia fa sul serio. “Qualcuno – reagì alcuni mesi fa Crocetta – utilizza lo spettro del commissariamento per preparare una candidatura”. Un riferimento che tanti attribuirono a due figure: quella del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, ma anche, appunto a quella di Davide Faraone.

Che è lontano da Crocetta, sul tema della gestione economica dell’Isola. E del resto, una serie di provvedimenti, il sottosegretario li aveva pubblicamente indicati in alcuni dei suoi “decaloghi”. Riforme che Baccei si sta incaricando di portare avanti. Scontrandosi con l’opposizione del governatore. A cominciare dalle società partecipate. Da Roma l’indicazione è chiara: chiudere tutte quelle in perdita. A cominciare da Riscossione Sicilia, dove invece Crocetta ha inviato un fedelissimo come Antonio Fiumefreddo. Faraone e Baccei preferirebbero estendere i poteri di Equitalia anche in Sicilia. “Ma come, abbiamo il lusso di una società di riscossione tutta nostra e vogliamo privarcene?” la protesta del governatore. Che pare restìo, nonostante gli annunci sbandierati fin dal primo giorno di governo (“Chiuderò tutte le partecipate”) a liquidare davvero. Anzi, ha persino “resuscitato” Sicilia e-Servizi, dopo aver deciso l’internalizzazione dei servizi di informatica. Una scelta, quella di affidare alla Regione queste funzioni, assai più gradita a Faraone e Baccei. Che sarebbero orientati anche a chiudere Sviluppo Sicilia. Ma anche qui, il governatore e la sua maggioranza nicchiano. E ancora, gli scontri sui temi finanziari sono tanti. Come quello che ha visto contrapporsi Baccei e Crocetta sui tagli ai Consigli comunali. “La manovra la faccio io”, disse Crocetta.

Ma non è finita. Perché la presenza di Vania Contrafatto in giunta, ad esempio, ha fatto emergere lo scontro sul tema del commissariamento per l’emergenza rifiuti. Una emergenza apertamente richiesta da Crocetta. Ma anche in questo caso, Roma non ha assecondato il governatore: “Non si può parlare di commissariamento in bianco – spiegò Faraone – al momento questa ipotesi è da scartare”. Anche perché un sì al commissariamento avrebbe, appunto, notevolmente ridimensionato il ruolo dell’ex pm in giunta, scelta proprio da Davide Faraone.

Un imprevedibile scontro ha avuto come teatro l’Ismett, l’istituto per i trapianti siciliano. “L’Ismett – disse Faraone – non è una Asp. Avverto sintomi di ‘normalizzazione’ di un’istituzione di rilevanza nazionale che in quindici anni ha ottenuto risultati straordinari grazie all’innovativo partenariato pubblico-privato con Upmc, una delle organizzazioni sanitarie più avanzate nel mondo”. Poi, la stoccata del sottosegretario: “L’importanza strategica e vitale di questa struttura è ben chiara al governo e al parlamento nazionale che hanno approvato in Legge di stabilità due commi che garantiscono un sostegno economico congruo alla sopravvivenza delle strutture. Spiace che qualcuno a livello regionale, invece, lascia intendere che l’Ismett agirebbe da privato con fondi pubblici, quasi a indicare che questi vengano utilizzati per finalità diverse da quelle per cui gli sono stati attribuiti”.

Sul punto, la replica di Crocetta arrivò quasi immediata: “L’Ismett non potrà trasferire tutti gli utili all’Università di Pittsburgh, deve avere un rapporto convenzionato, ma non può essere padrona dell’Ismett che è pagato dalla Regione. Forse Faraone non ha presente questi aspetti, d’altra parte è sottosegretario all’Istruzione, capisco che non sa cosa fa il ministro della Salute probabilmente”. Pochi giorni dopo, la pronuncia della Procura sul caso dell’assessore “renziano” Sgarlata: era tutto ok. “Questo è il metodo Boffo. Qualcuno alla Regione deve pagare”, la protesta del big renziano. Il metodo Boffo oggi. Gli “antimafiosi 2.0” ieri. Tra Faraone e Crocetta certe cose non cambiano mai.


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