Follia - Live Sicilia

Follia

Tolte le diagnosi di disagi mentali e malattie degenerative, siamo tutti nelle condizioni di svegliarci folli, domani. Basta che qualcosa in noi si riscaldi, si svegli, si apra, e potremmo tranquillamente iniziare a dare di matto.

La follia viene identificata come la mancanza di adattamento del ‘malato’ nei confronti dell’ambiente. Fondamentale ricordare che tale definizione è sempre influenzata dal momento storico, dalla cultura e dalle convenzioni sociali. Per questo motivo è possibile che sia considerato folle qualcosa o qualcuno che in altri momenti storici o culture non lo sarebbe. Senza eccezioni.

Anche l’ultimo ‘insano’ (qui, oggi) gesto, il togliersi la vita, è soggetto a diversi giudizi: Platone lo condanna e considera i suicidi dei vigliacchi, meritevoli di sepolture senza un nome, secondo Schopenauer è una giustificabile forma di ribellione. I samurai, per sfuggire alla disonorevole morte per mano del nemico praticavano l’hara kiri (rituale che prevede il taglio del proprio ventre, dove essi credono risieda l’anima). La follia è pensare che qualcosa possa cambiare senza che qualcuno faccia qualcosa. La follia è la perdita di senno. È la voglia, senza paura, di iniziare a pensare e agire senza controllo. Oggi si trovano ovunque persone che credono a qualunque cosa. Oggi non ti mettono al rogo per stregoneria, se le tue rose fioriscono prima di quelle degli altri e nemmeno se dici di essere stato rapito dagli alieni. Oggi (spesso) il genio è considerato tale, il mentecatto è considerato tale (meno spesso).

Nella seconda metà del 1300, per essere allontanati dalla comunità ‘sana’, i ‘matti’, venivano stipati in vascelli in disuso e mandati alla deriva. Oggi queste navi potrebbero essere riempite e spinte in mare aperto ogni giorno, ma, sempre oggi, abbiamo deciso di accettare quasi tutte le forme di stravaganza. Accettiamo di avere il cappio al collo perché intanto chi lo stringe ci ripete che siamo liberi, quindi, se una donna si sottopone a decine di interventi chirurgici per trasformarsi in gatto, a chi volete che importi. Siamo ben felici di fingerci folli per amore e giustifichiamo le incredibili idiozie di cui siamo capaci ammettendo di essere, momentaneamente, impazziti. Tolte le diagnosi di disagi mentali e malattie degenerative, siamo tutti nelle condizioni di svegliarci folli, domani. Basta che qualcosa in noi si riscaldi, si svegli, si apra, e potremmo tranquillamente iniziare a dare di matto.

Basta la scintilla, un malessere latente, richieste d’aiuto non ascoltate, ed ecco il nome sul giornale del giorno dopo, il nome dell’ennesimo ‘pazzo’ che, totalmente fuori controllo, ha incendiato la sua abitazione, magari con moglie e figli serrati dentro. Un nome che il giorno dopo ancora, se non ci sono reduci, non ricorda più nessuno. Perché è la prova esistente della pazzia a far resistere la giostra di commenti, ipotesi, riflessioni e giudizi di giudici che nessuno ha convocato. Se nessuno lotta per la vita per colpa di un attimo di follia a nessun altro viene in mente di continuare a ricordarsi di quanto orrore è capace l’essere umano.

Perché siamo voyeur, siamo feticisti del torbido, maniaci dell’orrore della porta accanto. Quando non c’è più niente da vedere andiamo a cercarne un’altra, possibilmente più schifosa. E siamo bravi, bravissimi, a puntare il dito, verso quel ‘folle’ che la vita ha fatto a pezzi talmente piccoli che nessuno lo vedeva più. Fino ad oggi. Forse i pazzi siamo noi che nell’inerzia del giorno dopo giorno ci facciamo sedare dalle pazzie altrui.

Perché il solo non esserne attori ci fa sentire sani. Si riferiranno a noi e alla nostra epoca come al secondo, molto più buio, medioevo. Diranno che siamo stati artefici delle nostre stesse vergogne e passeremo alla storia come ignoranti e smidollati. Esatto, smidollati. E almeno questo lo sappiamo tutti. Intanto continuiamo pure a fingere di non capire come si possa pensare di non impazzire, nonostante l’ambiente al quale ci è imposto di adattarci sia il peggiore che si ricordi da decenni e nonostante siano proprio il momento storico, la cultura e le convenzioni sociali a spingerci verso la follia. Senza eccezioni.


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