Fondo vittime reati violenti |"La legge è inadeguata"

Fondo vittime reati violenti |”La legge è inadeguata”

Per il presidente, l'avvocato Massimo Ferrante, è "una legge discriminatoria". Molti i casi rigettati.

associazione difesa e giustizia
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CATANIA – Dopo quasi dodici anni di ritardo, una procedura d’infrazione ed alcune sentenze di Giudici italiani che hanno condannato lo Stato Italiano a risarcire le vittime di reati violenti in assenza di recepimento della direttiva 2004/80/CE, la nuova legge comunitaria 2015/2016 ha istituito il Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti. Naturalmente, la legge in questione, ha solo lo scopo di sanare la procedura d’infrazione già avviata presso la Commissione Europea, poiché rappresenta una violazione palese del principio di eguaglianza tra le vittime, ponendo dei limiti ingiusti al relativo accesso. Non appare possibile che la vittima di una rapina perpetrata con violenza alla persona, di una grave lesione personale o di altri fenomeni delittuosi debba fare i conti con il proprio reddito per accedere al fondo istituito dallo Stato.

Ebbene sì, la legge prevede, infatti, che il soggetto-vittima di reato, per poter accedere al relativo fondo debba verificare il proprio reddito che non deve superare i limiti previsti per il Patrocinio a spese dello Stato, fissato in euro 11.528,41. Appare chiaro che una norma di entrata di questo tenore crea una palese discriminazione tra le vittime che, a prescindere dai danni effettivamente subìti, in caso di superamento della soglia indicata, non potranno beneficiare dell’indennizzo. A parte ciò, la legge, per come scritta, appare veramente poco chiara e a tratti incomprensibile: ci sono interpretazioni che sostengono che l’indennizzo venga elargito per le sole spese mediche! Riteniamo che lo Stato Italiano sia ancora in una condizione di pieno inadempimento della Direttiva 2004/80/CE e che, anche in caso di superamento dei limiti di reddito (o meno), l’azione risulti ancora esperibile nei confronti dello Stato Italiano sulla base della giurisprudenza Francovich Vs Italia (cause riunite C-6/90 e C-9/90) ove la mancata o non corretta attuazione di una direttiva da parte di uno Stato membro espone quest’ultimo al risarcimento del danno subito dall’individuo in conseguenza di tale inerzia.

L’Associazione Difesa e Giustizia, in prima linea per la tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione, sostiene l’eguaglianza tra le vittime di reato violenti in assenza di qualsiasi limite reddituale che comporti una disparità di trattamento. Una delle prime vittime di questa legge-farsa è stato David Raggi ucciso a Terni da un ubriaco che si è accanito contro la sua gola. Purtroppo, a causa del suo reddito, superiore alla soglia indicata nella legge, lo Stato ha negato l’indennizzo. Ogni commento appare superfluo. Per noi non c’è differenza tra un padre di famiglia che abbia perso il lavoro ed una persona che possieda un reddito superiore alla soglia limite: le sofferenze non si possono misurare in base al reddito! Difesa e Giustizia continuerà ad assistere tutte le vittime di reato violento, a prescindere dalla legge istitutiva del fondo, facendo valere, nelle sedi giurisdizionali comunitarie e nazionali, gli inadempimenti della legge istitutiva del fondo nonché la palese incostituzionalità delle norme ivi contenute I cittadini potranno rivolgersi alla nostra Associazione per ottenere ogni tipo di informazioni e per segnalarci i casi di rifiuto di accesso al Fondo per motivi di reddito (difesaegiustizia@libero.it).

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