Il portiere non porta mai pensieri pesanti. Ha bisogno della trasparenza dell’aria per le rotte dei suoi voli. A un portiere non devi chiedere l’età. Mai. Non è mica da questi particolari che, etc, etc…
Basta guardarlo negli occhi, in fondo, e scorgere il battito d’ali.
Le ali di Alberto Fontana, come il vino, hanno acquisito luminescenza e vigore col passare degli anni. Come Gato Diaz, personaggio di un celebre racconto di Osvaldo Soriano, che parò il rigore più lungo del mondo quando “portava il peso della gloria”. La giovanile irruenza del guardapali si è via via stemperata in una saggia accettazione dell’ineluttabilità del gol. E quando un portiere impara a contenere la sofferenza del fruscio di una rete alle spalle, migliora. Riesce a decollare dalla punta dei piedi, senza eccessive zavorre.
Che stagione sarà quella che comincia per Alberto detto “Jimmy”? La società e il pubblico ne hanno ammirato il talento immenso da fuoriclasse. Qualcuno si è interrogato – alla luce di prestazioni strabilianti – sugli strappi di una carriera da numero uno che avrebbe potuto chiedere di più alla fama. Tuttavia, Jimmy non sarà eterno. Ecco perché gli hanno messo accanto Marco Amelia, dotato di forza e buona volontà non ancora compiutamente affinate della tecnica. Per favorire un lieve passaggio di consegne. Perché il giovane possa imparare i trucchi del mestiere dal vecchio “Gato” e un giorno essere bravo come lui. Nel frattempo – c’è da scommetterci – Alberto non starà con i guantoni in mano. E si ritaglierà un angolo per volare di nuovo. Volare ancora, volare per sempre. E’ la condanna di chi fa il suo mestiere. Anche se un padre muore, alla vigilia dell’ennesima partita, va via e ti lascia con gli occhi e con le ali inzuppati di pioggia. Anche se l’orizzonte e le rotte si oscurano per la tempesta dolorosa del cuore, Volare sempre. Volare ancora. Il portiere – come il pilota di una canzone di Fossati – non porta mai pensieri pesanti. Sarebbero già da soli tutto carico in più.