Fontanarossa, l'inchiesta entra nel vivo: indagati e scenari - Live Sicilia

Fontanarossa, l’inchiesta entra nel vivo: indagati e scenari

Schierati avvocati e ingegneri: ci sono due piste privilegiate

CATANIA – Incendio all’aeroporto di Catania, l’inchiesta entra nel vivo con la nomina dei periti e l’accesso al box dal quale è partita la scintilla. Sette indagati, un atto dovuto, ma non secondario, sullo sfondo inizia ad accendersi la battaglia legale. (I NOMI)

L’inchiesta sull’incendio

Un’inchiesta complessa, quella degli aggiunti Rocco Liguori, Agata Santonocito e Fabio Scavone, che stanno lavorando sull’incendio all’aeroporto. La notifica degli avvisi ai sette indagati (I NOMI) e il conferimento dell’incarico ai consulenti confermano che l’indagine è entrata nel vivo. Il fascicolo degli inquirenti è top secret, ma adesso la Sac da un lato e la Italy rent car dall’altro, hanno schierato avvocati e ingegneri. Da ieri sono iniziati gli accertamenti irripetibili, che rappresenteranno una prova nell’eventuale processo e che dovranno avvenire in contraddittorio.

Da un lato Luca Blasi, del collegio difensivo della società di gestione dell’aeroporto, dall’altro Ruggero Razza, ex assessore alla Salute che, da tempo, assiste la società di noleggio.

Cosa devono verificare i consulenti?

I periti della Procura devono verificare, parafrasando ciò che trapela dalla lettera di incarico, le “cause” dell’incendio e quelle della sua “propagazione”. Due momenti distinti, dunque, che preludono a diverse possibili responsabilità. Tutto deve essere definito e anche il punto esatto di innesco non è del tutto certo. Secondo quanto ipotizzato, durante i primi giorni di indagine, un cavo della stampante, che si trovava nel box del noleggio auto, avrebbe preso fuoco. Adesso gli addetti ai lavori parlano della scintilla partita da una presa. Si è trattato di un problema all’impianto elettrico dell’aeroporto, o di una fiammata di un accessorio in dotazione ai subconcessionari?

L’adeguatezza della struttura

Altro ramo d’indagine è quello che riguarda le fasi della propagazione dell’incendio che, sebbene si sia innescato in un piccolo box, ha reso inutilizzabile il principale terminal arrivi, in un aeroporto frequentato, ogni giorno, da decine di migliaia di persone. Le strutture dell’aeroporto sono adeguate, secondo quanto previsto dalle leggi, per contenere gli incendi? E il sistema antincendio si è attivato tempestivamente? E ancora, chi doveva contattare i vigili del fuoco?

Gli interrogatori delle persone informate sui fatti

Nei giorni successivi all’incendio, la Procura ha sentito Cristina Torrisi, dipendente della società di noleggio, che avrebbe assistito alle prime fasi, chiamando “per prima”, i vigili del fuoco. Anche questo è da confermare, ma oggi la Torrisi assume un altro ruolo, seppur a sua garanzia. È indagata e difesa da Razza. Sempre in quei giorni, vigili del fuoco e corpi di polizia hanno depositato le prime relazioni. La Procura starebbe verificando anche le ricostruzioni.

La battaglia sul piano dei risarcimenti

I danni non sono stati quantificati, ma si parla di milioni di euro. Ci sono più assicurazioni in campo e proprio per questo ogni atto avverrà secondo una calendarizzazione che è in corso di definizione. E in pieno contraddittorio. E ancora, dopo il deposito della relazione dei periti, arriveranno le consulenze degli esperti degli indagati. Nei prossimi mesi, in pratica, potrebbe esserci un quadro più chiaro, sul piano delle responsabilità ipotizzabili. Nel frattempo, però, resta accesa la partita politica.


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