CATANIA – Una data per la riapertura integrale dell’aeroporto di Fontanarossa non c’è. Si era parlato del 24 luglio, e cioè domani. Ci vorrà più tempo. Il punto è che non si sa esattamente quanto. E l’utilizzo della base militare di Sigonella? Facile a dirsi, molto molto più complicato a farsi. L’estate dei trasporti aerei da e per la Sicilia resta nel caos.
L’unica certezza è appesa alla comunicazione di mercoledì scorso del Notam, il bollettino per gli operatori del settore aereo, che imponeva ulteriori cinque giorni di chiusura al Terminal A dell’aeroporto Fontanarossa. Un lasso di tempo che ci porta dritti a domani. Stando alla cronaca, è però evidente che non ci sarà alcuna riapertura immediata. Lo conferma a LiveSicilia Nico Torrisi, l’amministratore delegato di Sac, la società che gestisce lo scalo catanese, che preferisce parlare di un “graduale ritorno alla normalità”.
Nessuna riapertura
In effetti, nessuna fonte ufficiale ha mai scritto la parola “riapertura” in merito al Terminal principale dell’aerostazione etnea. Si tratta di una sfumatura, probabilmente. Ma le cose stanno così. Sono giorni concitati e nessuno è pronto a impiccarsi a una data. Ci vorrà ancora del tempo per riassorbire i numeri della crisi e riattivare integralmente tutta l’infrastruttura. E lo si capisce anche dalle misure annunciate negli ultimi giorni.
I tre Terminal di Fontanarossa
Si sta puntando infatti a potenziare il già funzionante – benché dalle funzionalità limitate – Terminal C, con tensostrutture destinate ad accogliere più passeggeri e ad aumentare il numero dei voli. Ma anche a riattivare parzialmente l’ex stazione Morandi (Terminal B) di Fontanarossa, uno spazio chiuso da tempo, ma riscoperto durante la pandemia quale area adibita ai Covid test. “Stiamo presentando un progetto in tal senso”, ci dice Torrisi.
Avviata, intanto, la bonifica del Terminal A, dove è esploso l’incendio. L’odore di plastica bruciata è ancora forte e lo si avverte anche a metri di distanza. “È in condizioni migliori rispetto a quanto immaginavamo”, ci dice l’amministratore delegato
Ipotesi Sigonella lontana
Anche l’ipotesi di dirottare il traffico passeggeri di Fontanarossa sulla base militare di Sigonella pare essere uscita fuori dai radar. “Credo ci sia stata una cattiva interpretazione rispetto a quanto dichiarato”, avverte. “Il comandante Di Francesco e il genio dell’Aeronautica militare ci sono stati accanto sin dal primo momento e stanno studiando assieme a noi le possibili soluzioni, ma non questa. Il motivo è semplice: loro hanno la pista, ma non l’infrastruttura aeroportuale”, ci spiega.
Domani ci sarà la visita in aeroporto di una delegazione della commissione Trasporti della Camera dei deputati capitanata dal segretario regionale del Partito democratico, Anthony Barbagallo. “L’iniziativa avrà lo scopo – hanno fatto sapere – di verificare in presenza lo stato dell’arte e l’evoluzione dei lavori nell’aerostazione e riscontrare, inoltre, anche le criticità e i miglioramenti che si possono apportare dopo l’incendio divampato domenica scorsa”.
Caos negli aeroporti siciliani
La giornata di ieri è stata l’ennesima di passione per l’intero sistema aeroportuale siciliano. Il caos di Fontanarossa ha messo in affanno lo scalo di Comiso, nel Ragusano. Per Filippo Scerra, parlamentare del Movimento cinque stelle, “è una missione proibitiva accogliere 25 voli giornalieri e un volume di passeggeri dieci volte maggiore di quello registrato negli ultimi mesi, con soli due gate disponibili”.
Nella giornata di oggi 16 voli saranno dirottati da Catania a Punta Raisi. Altrettanti lo saranno domani. Ci si assesta sul numero massimo dei voli che in Gesap, la società che gestisce lo scalo palermitano, hanno indicato come soglia massima per garantire servizi accettabili. Nei giorni scorsi sono stati riprotetti il doppio dei voli di oggi. Per garantire quei ritmi servirebbe più personale e di forze nuove da Catania ne sono arrivate pochissime.
Gli effetti dell’incendio di Fontanarossa hanno messo letteralmente sotto stress anche lo scalo palermitano. La forte mole di passeggeri ha determinato il caos nella gestione dei bagagli. Un effetto collaterale accompagnato – come se non bastasse – anche dal cattivo funzionamento dell’aria condizionata. Fattore che ha fatto salire ulteriormente la temperatura di una crisi già decisamente accaldata.