Palermo: la fuga e la malattia, "sempre accanto Messina Denaro"

La latitanza, la malattia, i soldi: “Sempre al fianco di Messina Denaro”

Giovanni Luppino il giorno dell'arresto
Era un insospettabile, ora la Procura chiede una pena pesante

PALERMO – Sarebbe stato molto più di un semplice autista. La Procura di Palermo chiede di condannare Giovanni Luppino a 14 anni e 4 mesi di carcere. Si tratta dell’uomo che ha accompagnato Matteo Messina Denaro in clinica, a Palermo, il giorno in cui i carabinieri del Ros li hanno arrestati.

Commerciante di olive e incensurato, Luppino ora rischia una condanna pesante per associazione mafiosa, favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. “Mi ha detto che stava morendo e l’ho aiutato per ragioni umanitarie”, così Luppino provò a difendersi. Inciampò quando negò di conoscere i componenti della famiglia Bonafede. A cominciare da Laura Bonafede, maestra e amante del padrino. I pubblici ministeri Paolo Guido, Gianluca De Leo e Piero Padova gli contestano il fatto che la donna, assieme al marito ergastolano Salvatore Gentile, ha battezzato i suoi figli.

Luppino nelle scorse udienze si è sottoposto all’esame. All’inizio raccontò di avere saputo solo in un secondo momento che l’uomo che stava aiutando era Matteo Messina Denaro: “Un giorno si è sentito male. Gli ho detto di andare in ospedale. ‘Non posso è stata la sua risposta. Io sono Matteo Messina Denaro‘”.

Luppino ha continuato ad accompagnarlo alle sedute di chemioterapia: “Di fronte alla morte l’aiuto non si nega a nessuno”, ha spiegato. Secondo, l’accusa gli ha fatto da autista per due anni. Gli era stato presentato dal compaesano Andrea Bonafede (l’uomo che ha prestato l’identità al capomafia per curarsi), come suo cognato. Si faceva chiamare Francesco. Erano vicini di casa in via San Giovanni a Campobello di Mazara, la casa dove Messina Denaro ha abitato prima di trasferirsi nell’ultimo Covo in via Cb 31.

Messina Denaro gli comunicava con un pizzino lasciato nella cassetta della posta il giorno e l’ora in cui gli serviva il suo aiuto. Per anni, dunque, secondo la sua versione, l’imprenditore si sarebbe messo a disposizione di una persona sconosciuta. In realtà a novembre 2022, due mesi prima che Matteo Messina Denaro venisse arrestato, Luppino avrebbe chiesto il pizzo ad un imprenditore olivicolo per finanziare la latitanza del capomafia. A confermarlo in aula è stato lo stesso imprenditore.


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