Furia Meloni e in Sicilia il governo si è fermato a Cannes - Live Sicilia

Furia Meloni e in Sicilia il governo si è fermato a Cannes

La prima criticità del nuovo potere regionale si trasforma in uno tsunami che travolge interpreti pirandelliani
LO SCANDALO E L'ANALISI
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PALERMO – L’ordine arriva via chat, i Fratelli d’Italia devono smetterla di parlare del caso Cannes, la nota ufficiale sarà quella di Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del partito. I colonnelli siciliani – durante uno dei sabati più accesi del partito – non hanno dubbi: “Giorgia Meloni è infastidita da quello che sta accadendo in Sicilia”, confidano a LiveSicilia. E mentre rimbalzano sulle chat parallele i commenti di alleati e malpancisti, il governo Schifani si ferma sulla delibera di “esclusività” per l’appalto milionario di Cannes, concesso direttamente a una società lussemburghese. La prima criticità del nuovo potere regionale si trasforma in uno tsunami che travolge interpreti, tutti di prima fila, in una sceneggiatura pirandelliana.

Fratelli senza partito

A qualche mese dalla sbornia delle urne, favorita dal trascinamento di Giorgia, emerge che Fratelli d’Italia non ha una classe dirigente rodata e ha gestito il primo intoppo tra sproloqui sui social e reazioni scomposte. Irrilevante la presenza dei coordinatori siciliani, con un assessore diretto discendente del capo Francesco Lollobrigida isolato e “sotto processo” del presidente della Regione e il silenzio dei colleghi di partito. L’ex assessore Manlio Messina che tracima su instagram attaccando coloro che “raccattano” sagre di pesce e fuochi d’artificio” , a differenza dei Fratelli d’Italia che pensano “a rendere sempre più grande e conosciuta la nostra isola nel mondo”. E i dati delle proiezioni ricordati da Messina, con la Sicilia in testa per conoscibilità, non bastano a fermare l’onda lunga che travolge giornalisticamente anche Francesco Lollobrigida a livello nazionale.

Schifani e il retroscena dello “sgarbo”

E ancora, Messina raccoglie il sostegno di moltissimi militanti della prima ora, perché avrebbe provato a spiegare a Renato Schifani ogni passaggio delle varie delibere milionarie, ma il presidente della Regione non lo avrebbe “ricevuto”. E qui si innesta il colpo di grazia, inviato via tv al governatore, con una sciabolata in diretta: “La colpa è sua”. Esattamente, la contrattazione per l’allestimento della mostra “Sicily, Women and Cinema” a Cannes – ha detto l’ex componente della giunta a Telecolor – è stata seguita dall’allora assessore ad interim del Turismo, il presidente della Regione Renato Schifani”. E il “no comment” presidenziale non basta a fermare i malumori.

L’inchiesta di Schifani

L’ex presidente del Senato non copre nessuno. Non accetta ombre e in nome del rigore mette sotto inchiesta l’atto firmato dall’assessore Scarpinato, con un epilogo che diventa una sentenza di condanna, prima ancora dell’inizio delle indagini degli inquirenti: l’avvocatura generale “non ha ravvisato piena correttezza nell’applicazione dell’articolo 63 del Codice degli appalti, che prevede la procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara”.

Tanto basta per il battibecco con l’assessore, non dimissionato, che resta asserragliato sullo scranno turistico regionale e non risponde, a distanza di una settimana, alle semplici domande che LiveSicilia ha posto.

Forza Italia come un film di Fantozzi

Renato Schifani fa la sua parte, da presidente della regione di un partito liquefatto. Non è un caso, che per difenderlo dalle ricostruzioni di Messina, intervenga il capogruppo Pellegrino, numero uno di una compagine parlamentare che è sopravvissuta alla cancellazione della gemella guidata dall’unico che ha la rappresentanza legale del simbolo: Gianfranco Miccichè. Il coordinatore regionale è stato piazzato nel gruppo misto dopo l’azzeramento del gruppo Forza Italia, perché i componenti erano tre e non quattro. E Pellegrino, coordinatore nominato sul campo dopo le cannonate contro Schifani, attacca: “Gravissime le parole dell’esponente di Fratelli d’Italia”. Il capogruppo dei berlusconiani critica “toni e illazioni offensive nei confronti del Presidente della Regione scelto e sostenuto in campagna elettorale da tutta la coalizione di centro destra”.

Il sale della terra

I capigruppo intervengono su una questione che non ha ancora coinvolto il parlamento regionale. Il presidente della Regione mette sotto processo l’operato dell’assessore ma non lo dimissiona. L’assessore non si dimette. I coordinatori di Fdi restano in silenzio a lungo e quello di Forza Italia è delegittimato dallo stesso movimento, per la Lega parla una capogruppo perché, di fatto, il coordinatore Minardo è commissariato da Luca Sammatino. Nel frattempo torna in scena quello che, al cospetto di simili nani, si manifesta come un gigante: Totò Cuffaro. Due comunicati che dettano l’agenda rispetto al caso di Cannes: “Sarebbe meglio – dice Totò – per il bene della Sicilia e dei siciliani, che Fratelli d’Italia chiarisse la propria posizione in merito alla vicenda e l’onorevole Messina rivedesse le sue dichiarazioni”.

In attesa del revisionismo, qualcuno controlla instagram e facebook per conoscere la prossima mossa. Le chat su whatsapp esplodono come in una faida tra liceali: ma si tratta di rappresentanti parlamentari e istituzionali. Il problema è proprio questo.


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