PALERMO – Una scalata in bicicletta fino al santuario di Santa Rosalia può trasformarsi in una brutta avventura. Lo sanno bene i ciclisti che da alcune settimane hanno deciso di partire almeno in coppia dalle pendici di Monte Pellegrino, visto che ultimamente, sarebbero proprio gli sportivi più solitari a finire nel mirino dei malviventi. Ciclisti che durante il duro tragitto verso la vetta sono stati fermati, minacciati e costretti a consegnare la propria bicicletta. Inevitabile il ritorno a casa a piedi.
Ma sarebbero diventati frequenti anche i furti di bici parcheggiate: se il ciclista arriva al santuario e decide di andare a prendere qualcosa da bere e di riposarsi un po’, rischierebbe di vedere volatilizzare la sua due ruote. E’ già successo almeno tre volte nelle ultime settimane e, tra gli appassionati delle grandi pedalate, si sta diffondendo la paura. “Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni che riguardano quella zona – dice Giacomo Scognamillo, presidente del Coordinamento Palermo Ciclabile Fiab – ma in realtà, ormai, i furti si verificano in ogni quartiere della città, dal centro alla periferia”.
E con l’inizio della bella stagione, questi episodi sarebbero aumentati: sono sempre di più, infatti, i palermitani che scelgono il mezzo a due ruote per godere delle giornate di sole e nel frattempo tenersi in forma. E i ladri di biciclette non si lasciano sfuggire la possibilità di un guadagno facile e immediato, specialmente quando si tratta di bici sportive dal valore che supera i mille euro. “Sì – prosegue Scognamillo – nessuna zona è immune. Pochi giorni fa ad una donna stava per essere rubata la bicicletta in via Sciuti. Era attaccata ad un palo ed ha trovato la catena spezzata. Non sono riusciti a portarla via, ma ci mancava poco. Ad un altro signore, invece, hanno rubato la ruota posteriore”.
I dati parlano di oltre trecento bici rubate in un anno a Palermo, ma sono tristemente destinati ad aumentare. Basti pensare che nelle ultime settimane si assiste ad una escalation di furti all’interno di garage, magazzini e depositi. Come in via Arrigo Boito, una traversa di via Leonardo da Vinci. Qui, all’interno di un box, i malviventi sono entrati in azione scappando con due biciclette. Episodio simile in via Carini, a pochi metri dal tribunale e in via Croce Rossa. Eppure, i metodi per difendersi esistono, dal “blockbike” al gps che permette di rintracciare la propria bici dopo il furto. “Consigliamo a tutti i ciclisti – sottolinea Scognamillo – di adottare almeno uno di questi provvedimenti, sono molto efficaci e rappresentano un piccolo investimento a fronte di una perdita che a volte può ammontare a migliaia di euro”.
Il “blockbike”, ad esempio, è un dispositivo di sicurezza per tutti i tipi di bicicletta (comprese quelle elettriche) che rende impossibile il furto della stessa, perché una volta rubata la rende inutilizzabile. La sua applicazione consiste nel sostituire i pedali della bicicletta con quelli forniti nel kit, impedendone la rotazione. “Fondamentale – aggiunge Scognamillo – anche l’utilizzo di catene di buona qualità. Quelle in acciaio temprato sono ottime”. Ma esiste anche un dispositivo di tracciamento che si inserisce all’interno del tubo di sterzo della bicicletta: se qualcuno la ruba, sarà possibile utilizzare l’antifurto per seguire gli spostamenti online e sul telefonino. In particolare, nel momento in cui la bici viene spostata, il tracker sarà attivato da una vibrazione e segnalerà con un sms al telefono del proprietario, gli eventuali movimenti.