ACIREALE – Avevano messo su una rete organizzata di compravendita di mezzi edili. Li rubavano, li depositavano e poi contrattavano la vendita. Un anno di indagini della polizia di Acireale e della polstrada hanno portato all’emissione da parte del Giudice per le indagini preliminari di Catania di nove obblighi di dimora nei confronti di altrettante persone. L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata al furto di grossi e sofisticati mezzi edili. La refurtiva, è stato scoperto dagli investigatori con la complicità di altre persone, sarebbe stata poi ricollocata illegalmente sul mercato, anche all’estero.
Le indagini. L’inchiesta è partita nel 2009. Un imprenditore che si stava occupando della realizzazione di alcuni edifici a Acireale ha denunciato alla polizia il furto di un martello pneumatico (valore 70 mila euro) che era stato lasciato all’interno del cantiere. Nello stesso periodo la stradale sull’autostrada Catania – Messina aveva fermato un autocarro Iveco che trasportava dei carrelli elevatori risultati dagli accertamenti rubati a Barcellona Pozzo di Gotto, nel catanese. I due filoni di indagini si intrecciano, in quanto, polizia di Acireale e stradale arrivano a identificare le stesse persone: la procura allora decide di far confluire tutto nello stesso fascicolo. Dopo un anno gli inquirenti riescono a smascherara una pericolosa organizzazione dedita al furto dei mezzi d’opera e di cantiere che attraverso la collusione di alcuni soggetti riusciva a rivenderli nel mercato.
A capo della banda Salvatore Litrico e Giovanni Messina, mentre Antonio Salvà Gagliolo aveva il ruolo di riciclaggio e ricettazione della refurtiva. All’interno del Porto di Catania la polizia ha individuato un’acquirente algerino che stava imbarcando degli automezzi pesanti su una nave diretta in Africa. Tramite controlli incrociati gli investigatori riescono a localizzare un cementificio dove era stato nascosto il martello pneumatico rubato nel cantiere edile acese. Inoltre vengono recuperati anche due mini escavatori.
L’indagine ha consentito, inoltre, di sventare il piano di altri furti nel messinese. La banda aveva già organizzato nei minimi dettagli anche il trasporto verso Catania e poi la conseguente vendita non solo nella provincia etnea ma anche in porti esteri. Uno dei depositi era ubicato nel Villaggio Sant’Agata, quartiere popolare di Catania. Sequestrati altri automezzi che erano stati rubati anche nel ragusano. L’organizzazione era riuscita a ramificarsi in tutte le provincie, stabilendo la sua base operativa nel catanese.