TRAPANI – Una pronuncia che ha disarticolato la sentenza del Tar del 2022, con la quale veniva accolto il ricorso dell’attuale procuratore della Repubblica di Enna, Massimo Palmeri contro la nomina a capo della procura di Trapani dell’allora procuratore aggiunto della Dda di Caltanissetta Gabriele Paci. Una nomina deliberata dal Csm nel luglio 2021: la scelta di Paci ricevette maggiori suffragi sia nell’ambito della commissione incarichi direttivi, sia dal plenum dell’organo di autogoverno della magistratura. Palmeri uscì battuto in tutte e due le votazioni. Da qui il ricorso presentato al Tar di Roma, che l’anno scorso ha accolto l’opposizione del procuratore di Enna che non ha mai nascosto il desiderio di concludere la carriera in magistratura nella sua terra di origine (Palmeri è infatti nativo di Calatafimi), in quel palazzo di giustizia che lo ha visto ricoprire incarichi nel settore giudicante, nonché negli uffici della Procura.
La sentenza del Tar
Il giudizio del Tar fu netto, e quasi riporta indietro le lancette dell’orologio della giustizia. I magistrati rilevano infatti che il Csm non aveva valutato correttamente la carriera professione del procuratore Palmeri e che la scelta non aveva tenuto conto anche dell’anzianità di servizio. Una sentenza che sembrava potesse riaprire le porte ad un nuovo voto del Csm sulla nomina del capo della Procura trapanese. E invece adesso il Consiglio di Stato, a seguito del ricorso a sua volta presentato dal procuratore Gabriele Paci, ha smontato pezzo per pezzo la sentenza del Tar, che ne è uscita completamente demolita in ogni sua parte.
Il pronunciamento del Consiglio di Stato
Per il Consiglio di Stato, la scelta fatta dal Csm con la quale Paci fu preferito a Palmeri per la procura di Trapani “non è censurabile”. Il Consiglio di Stato ha deciso di condividere i criteri seguiti dal Csm, riconoscendo “la prevalenza attitudinale di Paci, ben più significativa, rispetto alle esperienze direttive vantate da Palmeri. Il Csm – continuano i giudici del Consiglio di Stato – ha bene espresso un giudizio di prevalenza in favore di Paci, apprezzandone il profilo professionale nella sua interezza e reputandolo prevalente sugli altri candidati per la maggiore varietà delle materie trattate, nonché per la maggiore esperienza maturata nel settore della criminalità organizzata di stampo mafioso presso le procure distrettuali”.
Il profilo di Paci
Un profilo professionale che ha visto Paci impegnato dagli anni 90 sui fronti giudiziari maggiormente esposti nella lotta alla criminalità mafiosa. Il giudizio del Consiglio di Stato è tranciante contro la decisione del Tar, indicando quei profili che avrebbero dovuto indurre il Tar di Roma a non accogliere il ricorso del procuratore Palmeri: “… per consolidata giurisprudenza, l’apprezzamento di cui gode il Csm, è sindacabile, in sede di legittimità, solo se inficiato per irragionevolezza, omissione o travisamento dei fatti, arbitrarietà o difetto di motivazione”, circostanze che il collegio di appello ha ritenuto inesistenti nell’ambito della nomina a favore del procuratore Paci… . Il Csm – proseguono i giudici del Consiglio di Stato bocciando di netto la pronuncia del Tar – ha basato il suo giudizio su una valutazione complessiva e compendiosa, che, nondimeno – contrariamente a quanto ritenuto dall’appellata sentenza del Tar – risulta maturata attraverso la ponderazione degli elementi ricavati da un quadro conoscitivo completo”.