Galermo, "Qui lo spaccio| è ammortizzatore sociale" - Live Sicilia

Galermo, “Qui lo spaccio| è ammortizzatore sociale”

Le parole degli amministratori rilasciate a gennaio dopo il blitz Leo 121 sono ancora di grande attualità.

CATANIA – “Tra due giorni le cose torneranno come prima, se non peggio”. Non riesce a manifestare tanto entusiasmo, Giuseppe Zingale, vice presidente della quarta municipalità, San Giovanni Galermo, teatro della maxi operazione di ieri, denominata Leo 121, che ha portato all’arresto di 47 persone coinvolte, a vario titolo, nello spaccio di droga. È convinto, infatti, che il blitz dei Carabinieri, che innegabilmente ha dato un forte segnale al quartiere e alla città, non sia sufficiente a riqualificare un rione – che era Comune autonomo fino al 1927 – “letteralmente lasciato in balia di se stesso” – aggiunge. “Qui non abbiamo nulla – spiega Zingale a LivesiciliaCatania. Non un posto di polizia, un vigile urbano, una scuola o un presidio istituzionale. Siamo lasciati soli ed è normale che, di fronte a una simile situazione, prolifichino le attività illegali”.

Secondo Zingale, infatti, sarebbe l’assenza delle istituzioni a permettere il dilagare di attività illecite che non si risolvono nello spaccio di droga, ma si nascondono in molti atteggiamenti e comportamenti divenuti normali e tollerati a Galermo. “Nelle nostre strade le fogne straripano – prosegue – la viabilità è totalmente anarchica e i marciapiedi sono occupati da venditori abusivi che operano praticamente indisturbati. Bene, benissimo l’intervento delle forze dell’ordine – evidenzia infine – ma quello che serve al nostro quartiere è la presenza costante dell’amministrazione comunale e dei presidi di legalità, che da anni chiediamo invano”.

Come testimonia Giuseppe Catalano, ex presidente della circoscrizione e oggi consigliere comunale di maggioranza, che con la chiarezza che lo caratterizza sottolinea come l’operazione delle forze dell’ordine, per quanto importantissima per il ripristino delle condizioni di legalità di via Capo Passero e dell’area limitrofa, non basti per restituire la dignità a un rione che soffre innanzitutto dello status di periferia. “Perché San Giovanni Galermo possa davvero rinascere – afferma Catalano – bisogna che le istituzioni collaborino ma, soprattutto, che facciano sentire costantemente una presenza che oggi non sentiamo”.

A partire dal Governo centrale ma passando anche per il Comune, per il consigliere comunale non cambierà mai nulla se non viene modificato l’approccio a San Giovanni Galermo da parte, in primis, dei governanti della città. “Quando un giovane non trova lavoro, quando intere famiglie reggono la propria economia domestica sullo spaccio, quando la droga e la criminalità diventano ammortizzatori sociali, allora il problema va ben oltre il controllo del territorio e il contrasto all’illegalità – continua Catalano. Io non giustifico certo tutto questo – prosegue – ma non possiamo fare finta che non esista”.

Per il consigliere, la prolungata assenza delle istituzioni, “anche in un banale intervento di manutenzione”, contribuirebbe, ogni giorno, ad alimentare questo status quo. Per questo, da anni, si batte perché a San Giovanni Galermo venga istituito un commissariato di Polizia, venga aumentata l’esigua presenza dei Vigili Urbani e siano decentrati alcuni uffici comunali. “Chiederò a Bianco di provvedere alle richieste che, da anni, giungono dal quartiere: di essere presente, decentrando alcuni assessorati, pensando magari a trasferire anche qui una scuola superiore. Catania non ha una sola Librino – conclude – ma tante, e Galermo è una di queste”.

 


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