Vincenzo Ganci, questo sconosciuto. Il consigliere della Terza circoscrizione di Palermo, eletto nel 2007 e fino al suo arresto candidato al consiglio comunale del capoluogo siciliano, sembra non conoscerlo nessuno. Nemmeno in via San Filippo, a Borgo Ulivia, dove ha la sua segreteria politica.
“Non lo conosco, non so chi sia…” è la frase più ricorrente che ci si sente rispondere facendo qualche domanda in zona. “Abbiamo aperto da poco, non conosco nessuno”, risponde il gestore di un negozio di articoli casalinghi a due passi dal civico 30, sede del comitato elettorale. E anche al comitato bocche cucite: all’interno ci sono sei persone, sedute in cerchio, ma nessuno ha voglia di parlare. Non ci sono neppure i manifesti di Ganci, solo quelli di alcuni candidati alle circoscrizioni.
Nel locale attiguo alla segreteria, una ditta di servizi postali privati, un giovane ammette di sapere che accanto c’è un comitato politico “ma lui non l’abbiamo mai visto”. Molti invece non sanno dell’arresto, chiedono i motivi ma rifiutano di farsi riprendere dalla telecamera.
Anche alla sede della circoscrizione, in vicolo Benfante, bocche cucite. Lì ammettono di conoscerlo, ma nessuno commenta. L’espressione che si disegna sul volto di un’impiegata, al solo sentire il nome, però, non è delle più felici. E così, incredibilmente, un consigliere di quartiere fino a ieri in campagna elettorale per il comune diventa un novello “Carneade”, che nessuno conosce. Almeno da oggi.