CATANIA – Un rumore assordante investe Piazza Lanza. Una sonorità grave che arriva prima allo stomaco e poi alle orecchie. A provocarlo sono le gavette sbattute dai detenuti contro le grate delle loro finestre. Una tonalità cupa entro cui si confondono anche le urla e i fischi provenienti dalle celle. Tecnicamente è la protesta della “battitura”, una forma assolutamente non violenta che prende il via durante orari regolarissimi, dalle ore 8.00 alle 8.15 del mattino e dalle 8.00 alle 8.15 della sera. Ma i vicini sono pronti a dire di sentirle anche di notte. Fuori dalle “mura” ci sono i radicali in sit-in di protesta. Con a fianco le madri e le mogli dei detenuti. Tutti in piazza stamane per difendere il diritto al voto dei carcerati.
Arriva dunque anche a Catania la campagna di quattro giorni promossa dai Radicali italiani su tutto il territorio nazionale per difendere un “diritto sancito e riconosciuto dalla carta costituzionale”. “Una corsa ad ostacoli: un iter obsoleto fermo al 1976”. E’ questa la denuncia lanciata dall’onorevole pd Rita Bernardini, che proprio nello storico carcere catanese, nel novembre 2010, ha fatto un blitz per verificare di persona le condizioni di vita dei detenuti.
“Oggi come allora il problema di questo carcere è il sovraffollamento”. Lo riferisce Gianmarco Ciccarelli, segretario provinciale dei radicali, in sciopero della fame da quattro giorni. “I detenuti di “Piazza Lanza” – dichiara – sono 552 a fronte di una capienza regolamentare di 155 posti letto”. “Una situazione allarmante –spiega- che stando ai criteri forniti dalla Corte di Giustizia europea è paragonabile alla tortura”. E’ questa dunque la chiave di lettura che permette di comprendere il contenuto del cartello appeso al collo dello stesso Ciccarelli: “Amnistia per porre fine allo stato di illegalità delle carceri italiane”. “Ma la responsabilità non è da attribuire ai direttori delle carceri. É un problema che va affrontato in sede ministeriale”. “Il reparto Nicito di Piazza Lanza – denuncia Ciccarelli – è un disastro, vecchio e degradato, dove addirittura i detenuti hanno a disposizione una sola doccia comune. É uno scandalo davanti al quale, senza risorse, è impossibile intervenire”.