Geotrans, l'impresa antimafia a rischio per la burocrazia - Live Sicilia

Geotrans, l’impresa antimafia a rischio per la burocrazia

Un paradosso: dopo aver superato gli ostacoli della mafia, tutto potrebbe crollare per il complicato sistema di gestione dei beni confiscati.

Sono riusciti a vincere contro gli Ercolano e la mafia, ma rischiano di rimanere schiacciati nei gangli di una burocrazia incapace di dare tempi certi. I lavoratori della Geotrans, azienda strappata alla famigerata famiglia catanese di Cosa nostra, si sentono di vivere nelle sabbie mobili.

Il sogno dopo la confisca definitiva

Nel 2019 quando è arrivata la sentenza della Cassazione che rendeva definitiva la confisca dell’impresa di logistica hanno deciso di investire in un ‘sogno’. Nel ‘loro sogno’. E cioè diventare proprietari della realtà imprenditoriale che con molta fatica e abnegazione sono riusciti a mantenere sul mercato, nonostante i tanti ostacoli nati il giorno dopo il sequestro: i clienti che andavano via per seguire gli Ercolano, le banche che voltavano le spalle, l’armatore Grimaldi che all’improvviso alzava le tariffe.

La costituzione della Coop

L’Agenzia nazionale dei beni confiscati ha posto due strade: o la vendita oppure l’affidamento ad una cooperativa di soci lavoratori. E così – dopo una serie di vertici in prefettura – si è costituita la Geotrans coop. Una decisione che non è stata presa a cuor leggero, ma i lavoratori – forti e protetti dalle riunioni con l’allora prefetto Claudio Sammartino e l’ex direttore dell’Agenzia Bruno Frattasi – hanno fatto il grande passo. A febbraio 2020 – poco prima del lockdown – vi è stata la firma dal notaio. Al quel punto i dieci soci fondatori hanno inoltrato la richiesta di assegnazione dei beni aziendali alla Geotrans.

I ritardi dell’Agenzia dei Beni Confiscati

Ad oggi però l’Agenzia non ha ceduto i beni dell’azienda. E alla richiesta di spiegazioni, formali e informali, ha rimandato ad alcuni “controlli in corso”. Quali? Non è dato sapere.

Il progetto della Coop prevede che – grazie alla legge Marcora-  i soci fondatori verseranno le indennità di licenziamento come capitale sociale e inoltre una quota minoritaria sarà sottoscritta dalla Cooperativa Finanza e Impresa (istituto al 100% del Mise). Il CFI, dopo la lettura del piano industriale elaborato dal coadiutore Modica, ha deliberato la partecipazione alla coop. Ma tutto è rimasto al palo. Una situazione che rischia di far fallire un progetto che è diventato in questi anni un simbolo positivo nella gestione delle aziende confiscate. Che come ha documentato nell’ultima inchiesta la commissione regionale Antimafia presieduta da Claudio Fava presentano un altissimo tasso di mortalità. La maggior parte cessano di esistere pochi mesi dopo il sequestro. 

La lettera a Claudio Fava

I lavoratori hanno atteso con pazienza, ma all’ennesimo scarica barile hanno deciso di scrivere al presidente Fava una corposa lettera. “La situazione di stallo sta causando notevoli difficolta – si legge nella missiva – poiché ci troviamo a dover sottoscrivere o rinnovare nuovi contratti di autotrasporto con i clienti, senza sapere quale sia il soggetto effettivamente deputato alla continuazione dell’attività”. E inoltre c’è il rischio concreto di perdere la sovvenzione con CFI che “condizionata all’assegnazione dei beni aziendale da parte di Anbsc”. Una deliberà già scaduta e prorogata più volte. 

Tutto rischia di fallire

“Temiamo che un ulteriore ritardo – ha spiegato Salvo Formica, vicepresidente di Geotrans Coop – possa portare alla revoca di questa importante partecipazione finanziare che per noi è essenziale per poter portare avanti il piano industriale. E inoltre in gioco c’è una commessa con un importante realtà della grande distribuzione italiana. Non capiamo cosa sia successo dopo l’avvicendamento del direttore Frattasi con il prefetto Bruno Corda. Non abbiamo elementi per sostenere che lo stallo sia collegato a questo cambio al vertice ma la realtà – ha affermato – è che non abbiamo risposte da mesi”.

Lo stallo per verifiche

Questi interrogativi sono stati affidati al presidente Fava che nel corso dell’audizione in Commissione li ha girati al Prefetto Corda. La risposta è stata nuovamente quella “di alcune verifiche in corso”. 

“Non siamo a conoscenza di quali tipo di verifiche l’Agenzia stia compiendo, ma vorremmo almeno conoscere i tempi in cui saranno espletati questi controlli. Qui non stiamo parlando solo del futuro di un’azienda ma della vita di diverse persone che stanno investendo tempo e denaro. Penso sia nostro diritto avere almeno delle spiegazioni”, è stata l’amara riflessione di Formica.

Interrogativi senza risposta

Anche noi abbiamo cercato di ottenere chiarimenti da parte dell’Agenzia nazionale. Abbiamo anche inviato un messaggio attraverso whatsapp ad un funzionario dell’Anbsc che ha visualizzato la nostra richiesta di delucidazioni sul caso Geotrans (la doppia spunta è diventata azzurra) ma non ha dato alcuna risposta. Uno spazio vuoto.

A questo punto, forse, della questione dovrebbe essere informata la nuova prefetta, Maria Carmela Librizzi affinché si faccia portavoce con l’Agenzia. E si risolva quello che appare un vero paradosso. 


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