Liti, urla, cori da stadio, un vaso brandito come arma e due consiglieri finiti all’ospedale: questo il bilancio dell’ultima seduta del Consiglio comunale di Palermo, che si è conclusa con un nulla di fatto. La delibera per stornare il maggior gettito Tarsu sugli stipendi dei lavoratori della Gesip non è passata e adesso è tutto rimandato a domani, ma il tempo sembra ormai scaduto e toccherà a Massimo Primavera, commissario liquidatore dell’azienda, decidere cosa fare. Il contratto di servizio scadrà infatti domani e a quel punto la società sarà ufficialmente inattiva: niente stipendi e niente servizi, e qualcuno teme che potrebbero già partire le prime lettere di licenziamento.
La seduta, apertasi ieri sera alle 19 alla presenza di 21 consiglieri di centrodestra, aveva certificato la tenuta della maggioranza, ritrovata dopo un vertice convocato il giorno prima a Villa Niscemi alla presenza del sindaco Diego Cammarata. Ma dopo quasi sei ore di comunicazioni, usate dal centrosinistra per fare ostruzionismo e usare così i cinque milioni di maggior gettito Tarsu per abbassare la tassa sui rifiuti, si è passati al prelievo del punto all’ordine del giorno e lì è scoppiata la bagarre. Il capogruppo del Pd, Davide Faraone, ha sollevato alcune pregiudiziali uscendo dall’Aula, ma il centrodestra ha sostenuto la decadenza della pregiudiziale, visto che il proponente era assente, scatenando le reazioni delle opposizioni. Una rissa generale, con urla e cori da stadio, che ha visto per protagonisti il presidente del consiglio, Alberto Campagna (nella foto), e il consigliere dell’Idv Cesare Mattaliano, che si è sentito male ed è stato portato al pronto soccorso. A quel punto la seduta è stata sospesa, con Campagna accusato di aver usato un escamotage per non votare e così evitare di certificare le assenze nel centrodestra, che secondo il centrosinistra avrebbero portato la maggioranza a quota 19.
La seduta è così stata rinviata a stamattina, ma una riunione dei capigruppo ha sancito la mancanza di un accordo fra maggioranza e opposizione e nessuno è entrato in Aula, con Campagna che si è ritrovato a chiamare l’appello in una Sala delle Lapidi deserta. Una decisione non condivisa dal consigliere del Pid Pietro Vallone che si è scagliato contro il presidente del consiglio arrivando, secondo alcuni testimoni, a brandire un vaso come arma, prima di essere portato a più miti consigli. Vallone aveva chiesto di ritardare la chiama per poter arrivare in tempo a Palazzo delle Aquile, ma Campagna ha deciso diversamente e questo ha scatenato l’ira del consigliere, poi finito anche lui al pronto soccorso per un malore.
Adesso una nuova seduta è stata riconvocata per stasera, ma il centrodestra non dispone dei 26 consiglieri necessari e quindi verrà aggiornata a domani alle 19. In teoria i tempi per approvare la delibera prima della scadenza del contratto non ci sono più: regolamento alla mano, non si è ancora arrivati alla discussione del punto. Ogni consigliere avrebbe a disposizione trenta minuti per intervenire e poi andrebbero discussi qualcosa come 1000 emendamenti: pare impossibile che si possa far tutto entro la mezzanotte di domani. Inoltre, il Segretario generale ha anche redatto una nota per avvertire la Presidenza che ci sarebbero stati alcuni difetti di notifica per la convocazione della seduta di stasera e domani, cosa che potrebbe portare al ricorso e quindi all’annullamento degli atti, compresa un’eventuale delibera.
«La situazione adesso è davvero critica», dice il consigliere Giuseppe Milazzo del Pdl. «Non c’è un piano B e ho paura che potrebbero partire le prime lettere di licenziamento. Non so cosa si inventerà il sindaco, ma ritengo che non ci siano soluzioni al momento. Le opposizioni hanno tenuto un comportamento irresponsabile, la delibera andava fatta senza sé e senza ma, serve ai lavoratori. Le opposizioni vogliono incassare solo un risultato politico, è una vergogna».
Secondo alcuni esponenti del centrosinistra, l’amministrazione potrebbe usare l’anticipazione di spesa promessa dall’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao per pagare comunque gli stipendi, ma il presidente del consiglio, Alberto Campagna, nega questa possibilità: «Non si può fare assolutamente, il Ragioniere generale, che è l’ultimo responsabile del bilancio, darebbe parere negativo perché si determinerebbe uno squilibrio. Se non è uno stanziamento a fondo perduto, serve la copertura finanziaria. Ormai credo che non siamo più in tempo». E alle accuse del capogruppo dell’Idv Fabrizio Ferrandelli, secondo cui il presidente ha «cercato di portare avanti una seduta senza che ci fosse neanche il numero legale dei consiglieri, con un comportamento non consono fatto di grida da stadio, accompagnate da gesti irripetibili e continue provocazioni», ha risposto: «Sono cose di normale amministrazione che succedono quando c’è fibrillazione, siamo ormai abituati. Respingo al mittente le accuse di Ferrandelli: i testimoni possono dire quanto successo, è stato Mattaliano a inveire nei miei confronti ».