“Ciao amore”. Con le parole antiche e sempre rinate dell’eternità, che annunciano una separazione, mentre confermano la persistenza del vero amore, Massimo ha detto addio a Gino sui social.
E ha messo, a corredo del commiato che nulla divide, una foto bellissima nella sua trasparenza. Gino Campanella, immerso in un candore di sfondo, vestiti, capelli e occhiali. Perché candido e innocente è l’amore che non rinnegherà mai se stesso.
Cosa ci hanno insegnato lo scomparso Gino Campanella e Massimo Milani, che continua, nel rendere politico il loro cammino di innamorati e cittadini?
Sappiamo tutto della militanza pubblica, con un coraggio smisurato, una tenacia incessante: cose che restano scolpite nella storia.
Ma l’azione è stata perfino più profonda, ha inciso privatamente nelle menti e nei cuori, nel dettaglio di una quotidianità che non si è fatta mai imprigionare, nemmeno dalle ipocrisie.
Perché – a pensarci bene – molti proclamatori dei sacrosanti diritti praticano, poi, le barzellette oscene, le battute vergognose, le consuetudini cameratesche di una ‘normalità becera’, sul palcoscenico di risate che somigliano a bocche pronte a sbranare.
Ne abbiamo conosciuti fin troppi di alfieri, non migliori dei tetragoni inquisitori, pronti a intrattenere una successiva comitiva di bicchieranti, dopo il corteo impegnato, con l’ultimo motto di spirito, nel segno di una odiosa stigmatizzazione.
Lì si combatte davvero l’ultima battaglia. Quando capiremo che dire: “Però, ho tanti amici gay…” o diffondere freddure sconce è una violenza. Quando comprenderemo che la diversità, in tutti i piani e gli scaffali, veste di luminosa ricchezza la nostra esistenza.
“Ciao amore”, ha scritto Massimo. Addio, Gino. Grazie. Per averci confermato che l’amore, sentimento moltiplicatore di relazioni, diritto inestirpabile, non sarà mai una barzelletta.
Il funerale di Gino Campanella sarà celebrato oggi alle 10:30 nella Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo (corso Vittorio Emanuele verso il mare, vicino Santa Maria della Catena).