PALERMO – La Corte di Appello di Palermo ha assolto Gioacchino Genchi dall’accusa di aver violato i dati personali dell’ex vice procuratore nazionale antimafia Alberto Cisterna acquisendo i suoi tabulati telefonici quando era consulente informatico dell’ex pm Luigi de Magistris.
La conferma
Il verdetto conferma la sentenza della quinta sezione del Tribunale presieduta da Donatella Puleo che aveva già scagionato l’imputato dai reati di trattamento illecito di dati e abuso d’ufficio “perché il fatto non costituisce reato”, disponendo la restituzione dei beni in sequestro. Genchi, che è stato difeso dall’avvocato Fabio Repici, aveva rinunciato ad avvalersi della prescrizione nel corso del processo, che si trascina dal 2009. Cisterna si era costituito parte civile.
L’assoluzione e il risarcimento
L’assoluzione di primo grado era passata in giudicato ai sensi degli effetti penali, mentre la parte civile aveva impugnato la sentenza ai fini risarcitori. La prima sezione della Corte di Appello di Palermo però ha dichiarato inammissibile l’appello di Cisterna, confermando integralmente la sentenza di primo grado.
La vicenda comincia quando Genchi – consulente delle più importanti Procure italiane, sin dai tempi delle prime collaborazioni con Giovanni Falcone, oltre che consulente nelle indagini sulle inchieste stragi del ’92 – venne nominato consulente dal pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, nelle inchieste “Poseidone” e “Why Not”.
I tabulati
Nel corso dell’acquisizione dei tabulati dei dati relativi al traffico telefonico, emersero alcune utenze cellulari in uso ad Alberto Cisterna, quando questi svolgeva le funzioni di procuratore aggiunto della Procura Nazionale Antimafia. In particolare, Genchi aveva appurato i rapporti tra Cisterna e Luciano Lo Giudice, appartenente ad una famiglia di ‘ndrangheta di Reggio Calabria.
Per quei suoi rapporti, il Csm aveva applicato a Cisterna la sanzione disciplinare e la misura cautelare del trasferimento d’ufficio e l’incompatibilità a svolgere funzioni requirenti, entrambe confermate dalle sezioni unite della Cassazione.
Genchi aveva scoperto anche che una delle utenze di Cisterna era in stretti contatti con l’avvocato Giancarlo Pittelli, ex senatore di Forza Italia, poi arrestato e condannato a 11 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.
La storia era finita in un libro scritto dall’ex consulente Genchi che era stato denunciato dal magistrato alla Procura di Palermo e al Garante della Privacy che gli aveva inflitto una sanzione di 192 mila euro, annullata prima dalla sezione civile del Tribunale di Palermo e poi dalla Cassazione.