Giornalista licenziato in Rai | Veleni e polemiche - Live Sicilia

Giornalista licenziato in Rai | Veleni e polemiche

La sede Rai di Palermo

"Benservito" per giusta causa. È la prima volta che accade nella redazione siciliana della Rai.

PALERMO – Licenziato in tronco. I casi a livello nazionale si contano sulle dita di una mano. Certamente è la prima volta che accade nella redazione siciliana della Rai. Angelo di Natale, giornalista catanese della Tgr Sicilia, ieri ha ricevuto la lettera di benservito firmata dal capo del personale. Secondo l’azienda, ci sono motivi disciplinari che giustificano il licenziamento per giusta causa.

Di Natale annuncia l’inevitabile ricorso davanti al giudice del lavoro. Nel frattempo tuona: “Il provvedimento ha una chiara matrice ritorsiva e strumentale. Da tre anni denuncio la cattiva gestione e la pubblicità occulta di cui è pervasa l’azienda per scelta del capo redattore”. Non usa giri di parole, Di Natale chiama in causa Vincenzo Morgante, da più di un decennio capo dei giornalisti siciliani della Rai. “Nulla da commentare o dichiarare”, replica secco Morgante.

I contrasti si inseriscono nel clima pesante che si respira nel palazzo di viale Strasburgo, segnato da veleni, esposti e mail al vetriolo fra colleghi. La spia delle tensioni è il mancato rinnovo del comitato di redazione. L’ultimo Cdr si è dimesso nell’ottobre dell’anno scorso. Da allora i giornalisti non hanno più una rappresentanza sindacale all’interno dell’azienda. Nei prossimi giorni si torna al voto. I giornalisti sono tutti eleggibili, visto che non ci sono candidati ufficiali. Il segretario dell’Usigrai, il sindacato nazionale dei giornalisti Rai, nelle scorse settimane ha fatto visita alle redazioni di Palermo e Catania per svelenire il clima. C’è chi sostiene che la missione sia fallita. Pare che nella sede catanese siano volate urla e parole pesanti.

La vicenda Di Natale, di certo, non contribuisce a rasserenare gli animi. Il licenziamento arriva al termine di una serie di sanzioni e provvedimenti disciplinari nei confronti del giornalista. L’anno scorso il redattore è stato sospeso per 34 giorni. Gli è stata contestata la violazione del vincolo di esclusiva con l’azienda in virtù di una sua collaborazione con un’agenzia di stampa. “Una collaborazione iniziata 25 anni fa – si difende Di Natale – e di cui tutti erano a conoscenza”.

Quest’anno, i nuovi richiami. L’azienda gli ha contestato una raffica di partecipazioni nelle trasmissioni di una una rete privata. Sembrerebbe addirittura che ciò sia avvenuto mentre Di Natale risultava in servizio alla Rai o assente per malattia. “Hanno preso come riferimento la messa in onda delle trasmissioni, ma non hanno verificato che si trattava di programmi registrati – spiega Di Natale -. E poi le contestazioni mi dovevano essere mosse subito. Fanno riferimento a diciotto partecipazioni di cui tutte, tranne una, risalivano a due anni prima della contestazione avvenuta a febbraio scorso. Voglio pure precisare che non si trattava di una collaborazione professionale – aggiunge il giornalista -. Esercitavo un diritto, costituzionalmente protetto, di esprimere la mia opinione da cittadino su temi generali di carattere civico e politico. Non ne ho mai fatto mistero, mi sono pure candidato”. Poi, la stilettata: “Altri colleghi fanno ben altro e molto di peggio. La verità è che non hanno mai potuto contestare nulla sulla mia attività professionale. Nessun servizio da me fatto”.

Di Natale si scalda quando torna a parlare del caporedattore e sulla sua presunta gestione redazionale: “Nei nostri telegiornali si fa da anni pubblicità occulta su indicazione del capo redattore. Dalle produzioni di un’azienda vinicola ai panettoni di una casa pasticciera. Io ho denunciato tutto questo e sono stato emarginato”.

Il riferimento di Natale è all’esposto da lui presentato alla direzione generale. Al quale Morgante ha risposto chiedendo, lui stesso, alla direzione un Audit, e cioè una verifica interna. Come è andata a finire? Nulla di irregolare sarebbe emerso dalla gestione del caporedattore. L’indagine si sarebbe, però, spostata su altri e non solo sul fronte interno.

 


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