PALERMO – La parola passa alla difesa nel momento più delicato di questa fase della vicenda giudiziaria. Totò Cuffaro rischia di finire agli arresti domiciliari. È lui l’uomo chiave dell’inchiesta della Procura di Palermo che ha depositato una relazione di servizio dei carabinieri. Tre pagine dense di contenuti e spunti in cui Cuffaro chiama in causa Saverio Romano.
Lo “sfogo” di Cuffaro
Uno “sfogo” dell’ex presidente della Regione che potrebbe pesare nell’indagine. I militari del Ros sono andati a casa Cuffaro per consegnargli il verbale di sequestro dei soldi e hanno raccolto le sue parole.
Utilizzabili? Secondo i pm Claudio Camilleri, Giulia Falchi e Andrea Zoppi, sì. Secondo l’avvocato di Saverio Romano, Raffaele Bonsignore, no e ne ha chiesto l’inutilizzabilità nel corso dell’interrogatorio di garanzia dell’indagato.
La tesi difensiva
Il principio difensivo è che il codice di procedura penale prevede che la polizia giudiziaria possa assumere, in assenza del difensore, sul luogo e nell’immediatezza del fatto dichiarazioni e notizie dall’indagato utili per la prosecuzione delle indagini. In questo caso i fatti contestati sono nel 2024 e le indagini sono iniziate nel 2022.
L’appalto, Romano…
Cuffaro ha detto ai militari che il direttore generale dell’Asp, Alessandro Caltagirone, sarebbe “uomo di Forza Italia” e che la “accelerazione” nella gara di appalto da 17 milioni assegnata all’impresa Dussmann sarebbe stata frutto “dell’intervento di Romano Francesco Saverio”. Forse è per questo che Romano, uscendo dal palazzo di giustizia, e negando ogni contestazione, ha velatamente fatto intendere che qualcuno avesse millantato, spendendo il suo nome.
Lui, Cuffaro – annotano i carabinieri bella relazione di servizio – si sarebbe limitato ad aiutare Mauro Marchese, rappresentante legale della Dussmann che vinse l’appalto, ma perché “in passato aveva avuto delle divergenze con l’ex direttore generale dell’Asp, Ficarra”. Marchese sosteneva che Ficarra non li facesse lavorare. Cuffaro ne parlò con Caltagirone, ma non fu preso “in considerazione”.
La “minchiata” del concorso
In quella occasione fu una “leggerezza”. Di “minchiata” ha parlato, invece, per la storia del concorso dove ha detto di essere intervenuto per “favorire” una ragazza così come emerge dalle intercettazioni. C’è un incontro a casa dell’ex presidente della Regione.
Il ruolo degli altri indagati
Per gli inquirenti sono tutti tasselli del “sistema Cuffaro”. È il giorno dell’interrogatorio dell’ex presidente della Regione, ma anche nel deputato regionale della Democrazia Cristiana Carmelo Pace, di Vito Raso e Antonio Abbonato.
Sarebbero tre pedine fondamentali del sistema capace di condizionare nomine e appalti nella sanità e non solo.
Abbonato e Raso sarebbero stati i due bracci operativi. Intermediari e organizzatori di incontri. Raso in più sarebbe stato l’uomo ombra all’interno dell’assessorato regionale alla Famiglia dove lavorava come capo della segreteria particolare dell’assessora Nuccia Albano.
Un ruolo che gli avrebbe consentito di conoscere in anticipo i bandi e di informare gli “amici’ legati all’ex presidente della Regione. Da qualche parte custodiva una “carpetta” che Raso avrebbe dovuto nascondere. Un incarico delicato per uno degli uomini da sempre più legati a Cuffaro di cui è stato segretario particolare e autista ai tempi della presidenza della Regione.
La lista di Cuffaro
Cuffaro parlava di una “lista” di 30-40 persone a cui fare avere in anteprima notizie sui bandi grazie alle “soffiate” di Maria Letizia Di Liberti che di quell’assessorato è stato dirigente generale fino a quando, scoperta l’inchiesta, il governatore Schifani ha deciso di rimuoverla. Così come Raso.
Gli interrogatori preventivi di oggi sono gli ultimi, poi il giudice per le indagini preliminari Carmen Salustro dovrà pronunciarsi sulla richiesta di arresti domiciliari.
Sono 17 le posizioni da valutare, visto che i pm, al termine dell’interrogatorio, hanno ritirato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Vito Fazzino, componente della commissione aggiudicatrice dell’appalto all’Asp di Siracusa.
Su Saverio Romano l’eventuale applicazione della misura cautelare sarà comunque “sospesa” fino all’eventuale autorizzazione a procedere che dovrà essere decisa dal parlamento.
Il giudice non ha un termine preciso per pronunciarsi. Nel frattempo le indagini vanno avanti. Sono tanti i punti da chiarire e i nomi che emergono dagli atti finora noti.

