Gli affari dell'avvocato massone e la vendetta di Messina Denaro

Gli affari dell’avvocato massone, la collera e la vendetta di Messina Denaro

Un bene confiscato, un albergo all'asta, la vendita di carburanti

PALERMO – C’era stato un primo avvertimento. Nel 2016 due macchine dell’avvocato Antonio Messina furono bruciate a Campobello di Mazara. Non era bastato ad intimidirlo. Serviva qualcosa di “maggiore intensità”. Messina Denaro aveva propositi di vendetta.

Messina Denaro, l’amante, la vendetta

Matteo Messina Denaro e la sua amante storica, Laura Bonafede, avevano un piano rimasto misterioso. Come misterioso è il motivo della loro collera. Ritenevano che Messina, arrestato oggi per associazione mafiosa, avesse violato accordi economici. “Quel Solimano di merda ci ha distrutti”, scriveva la donna.

In un altro pizzino, scritto dalla donna e trovato nel covo del boss, si legge : “Che Solimano (pseudonimo usato per indicare il legale ndr) tenesse tanto al denaro l’ho sempre capito, gli piace spendere e fare soldi facili ma mai avrei potuto pensare che arrivasse a tanto. Quando dici che gliela farai pagare, che non ti fermi, ti posso dire che ne sono certa, ti conosco anche sotto questo aspetto”.

“L’avidità di Messina”

Dal tenore del biglietto “si comprendeva che, evidentemente, – scrivono i pubblici ministeri – entrambi avevano già in passato ricevuto denaro da Solimano, ma l’avidità, l’ingordigia del Messina e il suo mancato rispetto di precedenti accordi o prassi (da leggersi univocamente nei termini di un precedente sovvenzionamento della latitanza di Matteo Messina Denaro e della famiglia di Campobello di Mazara) si erano verificati anche in passato, tanto da costringere Depry (nomignolo con il quale veniva indicato dalla donna proprio il capo mafia latitante ndr), a lanciare un avvertimento a Solimano in modo da fargli avere paura”.

Gli affari dell’avvocato

Di sicuro Messina si dava un gran da fare negli affari. Voleva mettere le mani pure su un bene confiscato alla mafia. “Ti volevo far vedere un pezzo di terreno qua… dai andiamo a vederlo”, diceva Messina al mafioso Giovanni Vassallo. “Lo stanno affidando al comune … capito? E si prende con quattro soldi anche in affitto… dobbiamo parlare… il professore Accardo sono qualche diecimila metri quadrati… minchia là… ristorante… supermercato… gli puoi mettere… tutte cose. Perché è proprio qua sopra la circonvallazione. Il Comune di Campobello… è confiscato… e l’hanno assegnato e stanno facendo il bando capito?”, spiegava.

Dalla conversazione intercettata emerge che Messina voleva coinvolgere nel progetto di acquisizione del terreno anche “questi del bar” (riferendosi verosimilmente ai proprietari del bar “Ola Ola”), richiedere il bene come entità societaria o associazione no profit e informarsi sulla cessione del bene con un non meglio indicato assessore.

Non era l’unico affare in corso fra Messina e Vassallo. L’avvocato nel 2022 parla di un’impresa del suo paese che stava per acquistare “all’asta un albergo”. Un affare appetibile perché “lì c’è un mare di contributi”. Se non fossero riusciti ad acquisirlo direttamente potevano piazzare “una ditta e ce lo prendiamo noi”.

vassallo entra in auto e legge un appunto

I pizzini

Sempre Messina proponeva a Vassallo di investire nella commercializzazione di carburante servendosi di “un importatore serio… perché c’è un mare di guadagno”. Si incontravano e discutevano di affari. A volte Messina consegnava degli appunti scritti a Vassallo che risaliva in macchina, estraeva dal portafogli un foglietto di block notes e iniziava a leggerlo. Dopo l’arresto di Messina si continua a indagare sugli affari.


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