PALERMO – Ottobre 2015 i poliziotti intercettavano in macchina Antonello Montante e Mariella Lo Bello. Erano i giorni in cui si decideva il rimpasto di governo che porterà la stessa Lo Bello a subentrare a Linda Vancheri all’assessorato regionale alle Attività produttive. Un passaggio di funzioni, visto che era già in giunta con la delega alla Formazione professionale.
Secondo la Procura di Caltanissetta, Vancheri e Lo Bello – indagate nell’inchiesta Montante bis – sarebbero state scelte dall’allora leader di Confindustria Sicilia per diventarne il braccio operativo nel periodo in cui teneva in pugno l’allora presidente della Regione Rosario Crocetta (leggi la difesa dell’ex governatore).
Su Crocetta né Montante né Lo Bello spendevano parole lusinghiere. Il primo, dopo avere spiegato che Matteo Renzi, allora segretario del Pd, si era “lavato le mani” per quanto riguardava il nuovo governo, definiva Crocetta un “c…”. La seconda rincarava la dose: “Mentre lui parla di parmigiana idda tratta chi politici”.
“Idda” era Patrizia Monterosso, allora segretario generale della Regione e oggi presidente della Fondazione Federico II, a cui Crocetta avrebbe delegato il compito di convocare alcuni politici costretti, annotano gli investigatori della squadra mobile nelle informative, ad attendere a lungo dietro la porta. Non a caso Montante ricordava con un accento nostalgico che ai tempi di Totò Cuffaro certi politici “manco i faceva trasiri”.
A Maria Grazia Brandara, che avrebbe fatto nominare all’Irsap, Montante confidava che dei ruoli nel governo di Antonello Cracolici e di Giuseppe Lupo nulla gli importava: “Di noi ci importa, di l’avutri non ci interessa”. In quel momento c’era un solo obiettivo da centrare: la nomina di Lo Bello.
Una nomina che, a giudicare dalle parole usate, era una pura formalità. Montante spiegava di avere detto a Crocetta che bisognava chiudere in fretta. Una sorta di ultimatum anche perché “non gli abbiamo mai fatto sbagliare una mossa”, rivendicando la paternità delle scelte del presidente della Regione.
Prima di Lo Bello assessore alle attività produttive era stata Linda Vancheri, che dopo le sue dimissioni ottenne, sempre grazie a Montante, un contratto da 160 mila euro all’anno da Confindustria nazionale. Nella ricostruzione della Procura di Caltanissetta senza l’aiuto di Vancheri Montante avrebbe perso un pezzo del suo potere.
Sarebbe stato l’assessore a scegliere i commissari delle Camere di Commercio di Enna, Catania e Messina, i cui voti furono decisivi per portare Montante alla presidenza di Unioncamere Sicilia. E per Montante significava potere e denaro. Fu Vancheri a proporre a Unioncamere un contratto da un milione e 800 mila euro in occasione dei Expo 2015 per occuparsi di eventi, convegni e meeting che a Milano promuovessero le eccellenze siciliane.
Unioncamere avrebbe dovuto lavorare all’interno del Padiglione Italia e negli aeroporti. Poi però ci fu un incidente di percorso. Quando arrestarono Roberto Helg, allora vice presidente di Gesap, la società che gestisce lo scalo Falcone e Borsellino di Palermo, per una tangente, Unioncamere rinunciò all’attività in aeroporto.
Helg fu una delle prime icone dell’antimafia a cadere nella polvere e forse per Montante il suo arresto rappresentò un cattivo presagio. Al di là delle suggestioni di sicuro l’accordo fu rivisto. Niente più promozione in aeroporto.
Per Montante Expo fu un’occasione per affidare commesse, invitare aziende (anche il suo “Antico Torronificio Nisseno”) e assegnare decine di incarichi a professionisti amici. Ad esempio quello che fruttò 12 mila euro per un lavoro di rendicontazione al cognato di Diego Di Simone, responsabile della sicurezza di Confindustria.
Alcune spese sono giudicate anomale dai pm di Caltanissetta. Risulta che Unioncamere ha emesso fatture imputate ad Expo per spese che non Expo nulla c’entravano. Ad esempio la fattura emessa dalla Camera di Commercio di Palermo con cui Unioncamere Sicilia pagava l’affitto di un piano delle sede di via Emerico Amari.
Per Montante le relazioni erano decisive. Più relazioni, più potere. Alcune dimostrano che il livello era altissimo. L’ex assessore regionale Marco Venturi, pure lui con un passato dirigenziale in Confindustria, divenuto uno dei grandi accusatori di Antonello Montante, ha raccontato un particolare curioso. “Posso dire che Montante e Lo Bello sollecitarono me, Catanzaro, Massimo Romano, il proprietario di ‘Pandittaino’ e al tempo presidente di Confindustria Enna a versare un contributo in denaro per acquistare capi di vestiario e accessori per papa Ratzinger”.
Venturi sborsò 10 mila euro: “So che anche gli altri hanno contribuito poiché nell’estate del 2008 fummo ricevuti dal papa in udienza privata”.
Il contributo era da collegare all’amicizia con il “cardinale Bertone che veniva descritto da Montante come persona estremamente influente”. Parlava di Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato vaticano.