PALERMO – Espulsi e felici, verrebbe da dire. Nei giorni più difficili per il Movimento 5 Stelle, quegli ex grillini epurati dai pentastellati per le più svariate vicende guardano ai fatti di Palermo con un certo sollevato distacco. E nessuno di loro si dice troppo sorpreso. Non tanto dal pasticcio delle firme, su cui bisognerà fare chiarezza. Ma sulle modalità di gestione della vicenda da parte del Movimento, tra silenzi e balbettii. “Che cosa comporta la sospensione? Mi piacerebbe capirlo”, sintetizza Francesco Campanella, senatore palermitano espulso dal M5S nel febbraio 2014, commentando le misure adottate dai probiviri per i grillini coinvolti nello scandalo.
“La cosa che li sta mettendo più in difficoltà è la loro reazione – osserva Campanella -, che indica anche un’incapacità di essere coerenti. Ciò che ha distrutto i partiti è stata la difesa strenua dei loro iscritti. Loro ci sono caduti mani e piedi, assumendo un atteggiamento diverso per gli esterni e gli interni”.
E dire che in altri casi, la mannaia grillina si era abbattuta senza troppi complimenti sui “cittadini” pentastellati non allineati. Era successo a Campanella, quando insieme ad altri parlamentari definì “un’occasione perduta” il confronto in streaming tra Grillo e Renzi. Successe al sindaco di Gela Domenico Messinese, altro espulso dal Movimento. “Allontanai tre assessori vicini a un leader dei 5 Stelle e nel giro di 24 ore fui epurato, senza nemmeno la pantomima del voto sul blog – dice -. Ci sono persone che si pongono su un piedistallo, ma il Movimento 5 Stelle rappresentava una speranza di cambiamento, che si fondava sul rispetto delle leggi. Uno che fa carte false al mio paese le leggi non le rispetta. E’ l’ipocrisia la massima espressione del movimento”.
Antonio Venturino, vicepresidente dell’Ars, altro epurato di lusso, la mette così: “Prima o poi doveva accadere qualcosa che facesse emergere tutto il pressapochismo di questo movimento. Quello che mi preoccupa è la tempistica: tutto avviene a un anno dalle regionali e a pochi mesi dalle amministrative di Palermo. A me sembra una coincidenza non del tutto casuale”. Cioè? “Parafrasando il poeta, io direi ‘lo sento, ma non ho le prove’. Ho come la sensazione che qualcuno abbia capito che siccome il consenso sta lì, possa cercare in qualche modo di infiltrarsi”.
Dietrologie a parte, gli ex pentastellati oggi sembrano parecchio sollevati: “I 5 Stelle hanno cominciato ad attaccarmi subito dopo la mia elezione. Ho ricominciato a respirare il giorno dopo che mi hanno cacciato. Erano assillanti”, racconta Messinese. A cui tra l’altro i grillini contestarono l’interlocuzione con Eni. “Ma se parlando con Eni sono riuscito a evitare che si facesse la piattaforma a mare.. Questo è il pensiero unico, o fai quello che ti dico io o ti butto fuori”.
Pensiero unico, o come lo chiama Campanella, “difetto di democrazia interna”: “Contro di noi si scatenò un putiferio. Il cerchio magico di Palermo, le stesse persone indagate oggi, dichiarò che eravamo sconfessati dalla base. Anche se la maggioranza del gruppo di Palermo si espresse contro la nostra cacciata. E Grillo mandò una mai in cui chiedeva di esprimersi sul nostro caso suggerendo di espellerci…”. Venturino, che sulla sua vicenda nel Movimento ha scritto un libro di prossima pubblicazione, “Misteri buffi”, parla di “mancanza di progetto politico”: “E’ una specie di Gruppo Tnt che approda a Palazzo, e parlo anche di me. E subito manifesta tuta la sua incapacità di trasformare in proposta la protesta. Tra il dire e il fare c’è la mancanza di strategia politica”.
E di fronte alle “sospensioni” comminate dopo lo scandalo delle firme false, gli epurati possono lamentare un “doppiopesismo” da parte dei vertici pentastellati? “Quella in genere è un’espressione che si adopera nella politica seria – risponde Campanella -. Qui la situazione è grave ma non è seria”.