Gli occhi del mister - Live Sicilia

Gli occhi del mister

In conferenza stampa
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(rp) Scriviamo di una disfatta sportiva che è un millesimo di un millesimo delle vere tragedie, d’accordo. Tuttavia, gli occhi di Delio, in conferenza stampa, mettevano tenerezza. Veniva voglia di abbandonare il taccuino, alzarsi e dargli una pacca sulla spalla al signor Rossi. Gli occhi allucinati, la barba incolta, di uno che si è svegliato dopo un incubo troppo grande. Talmente atroce che ti mancano le parole, che il fiato resta strozzato in gola. Galleggi nella terra di nessuno. Hai visto e ti chiedi: sarà vero? Sì, è tutto vero.

Sì, è vero tutto, caro Delio. Il tuo sogno palermitano è naufragato dentro un pomeriggio incredibile. Perfino i miliardari del pallone hanno sogni, ed è giusto amarli e accarezzarli come i desideri dei più poveri su questa terra, naturalmente rotonda. Corri con la mente e con il cuore, appresso a un pallone rotolante su un pianeta che rotola pure lui. Finché dura, sei felice come un bambino.
E quegli occhi, senza requie, senza riposo, senza redenzione. I complimenti sornioni di Guidolin come stilettate. L’avversario che dice: “Abbiamo rallentato”. Non cambia mai Guido, è il solito bravissimo finto modesto.

E gli occhi, ancora, spalancati oltre la pupilla. Occhi che ti guardano e chiedono scusa ai presenti, uno per uno. Le parole scarne, il tentativo di cucire una trauma plausibile: “E’ colpa mia”. Solo una volta le pupille del mister sulla graticola somigliano al fuoco di una fornace. A domanda risponde: “No, non mi dimetto. Non sono un perdente”.
No, non è un perdente Delio Rossi. Lui e altri che sono passati dalle nostre contrade hanno semplicemente sbattuto la faccia contro un iceberg, contro un presidente che ama almeno quanto distrugge. E non c’è sconfitta umana in questo rito che si ripete. Ma fa sempre male.

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