Gli ostaggi dei populisti - Live Sicilia

Gli ostaggi dei populisti

Come "gli altri" restano allineati all'ombra del populismo di destra e dei 5 stelle.
IL COMMENTO
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Ma che ci state a fare lì? È la frase che spesso emerge dal profondo durante la lettura delle cronache politiche. Soprattutto di fronte alle parole e ai gesti di quei pezzi di politica che oggi vivono una sostanziale condizione di ostaggi nell’Italia del populismo.

Gli ostaggi patiscono, ogni tanto troppo, si sfogano sui social e sui comunicati stampa. Ma complice la consolante poltrona, coltivano la loro sindrome di Stoccolma, la fedele convivenza con i loro “sequestratori” populisti, a cui nei fatti, al netto delle parole, si accodano.

Ieri ad esempio abbiamo ospitato una lettera del capogruppo di Italia viva Davide Faraone. Che con argomenti tutt’altro che peregrini, sosteneva l’opportunità di ricorrere al Mes e illustrava i benefici che la Sicilia ne avrebbe potuto trarre. Il tutto, però, per chiedere a Nello Musumeci di fare appello a Giuseppe Conte in tal senso, sostenendo che il governatore non si muovesse in questa direzione per non fare sgarbo al capo populista del centrodestra, Matteo Salvini, contrario al Mes come i suoi vecchi alleati populisti di governo, i 5 Stelle. Qualcosa non torna, però, perché Italia viva, il partito di Faraone, con Conte ci governa. Il suo leader, Matteo Renzi, è stato il celebrante del battesimo che lo ha fatto nascere. E i renziani hanno avuto l’occasione di essere determinanti nelle sorti del suddetto, come nel caso della mozione di sfiducia al ministro Bonafede, garantendone sempre la sopravvivenza (perché sennò torna Salvini…). Ostaggi dei populisti, per tenere salda la poltrona, i centristi e i riformisti restano lì alla mercé delle bizze grilline. Come il Pd.

E non toccano palla. Basti pensare al tema dell’immigrazione. Per un anno le sinistre hanno gridato al fascismo per i decreti sicurezza di Conte e Salvini. Poi, Pd e Leu hanno fatto un governo con quello stesso premier. E i decreti sicurezza sono rimasti lì. Intonsi. Da un anno. Agli ostaggi rimane solo qualche post di sinistra sui social network (oggi ne abbiamo notato un paio di Leu e Pd) per chiedere uno scatto d’umanità sulla Ocean Viking, la nave che resta a mollo da giorni coi disperati a bordo proprio come accadeva ai tempi del Papeete. Ci si indigna un po’, ma al governo con i populisti ci si resta (e si fa come dicono loro). Perché sennò torna Salvini. E poco importa che le politiche di Salvini, scritte nero si bianco in quei decreti, restino legge dello Stato con la sinistra al governo.  

Dura la vita dell’ostaggio. Lo sanno pure dalle parti del centrodestra. Guardate Forza Italia. Predica buon senso sulla crisi da Covid, ha assunto una linea ragionevole in Italia e in Europa. Ma poi in piazza le tocca accodarsi a Salvini e Meloni, al sovranismo antieuropeista, alla destra-destra che l’ex centrodestra di un tempo è diventato. E che sempre più sta diventando anche in Sicilia, tanto più ora che Nello Musumeci si prepara a varcare il Rubicone del patto con la Lega (è così che finirà), seppur con tutto l’armamentario del riconoscimento dell’autonomia e della specificità della Sicilia che imbelletterà l’accordo in vista da qui ad agosto.

Perché, malgrado tutto, sono comode le poltrone degli ostaggi, nel caso del centrodestra quelle delle tante giunte regionali dove il trio Lega-FdI-Forza Italia governa insieme. E allora, alla domanda “ma che ci state a fare lì?”, l’unica risposta autentica forse è tirare a campare. Che poi ufficialmente diventa: cerchiamo di condizionare la coalizione portando le nostre istanze perché sempre meglio così che se andassero al potere quegli altri. Perché comunque i numeri, sia in Parlamento sia nei sondaggi, in Italia danno ancora ragione ai populisti, ai loro slogan e al loro parlare alla pancia. E senza un po’ di coraggio in più di chi populista non è (o dice di non essere) sempre meno elettori si accorgeranno della differenza.


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