Grasso: “Cosa farò nel futuro? | A volte arrivano delle offerte...” - Live Sicilia

Grasso: “Cosa farò nel futuro? | A volte arrivano delle offerte…”

A “Un giorno da pecora”, l’ex giudice si racconta tra pubblico e privato, presente e futuro.

Il presidente del Senato
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PALERMO – “Cosa farò nel 2018? Chi lo sa, tante volte le cose accadono, ti vengono offerte. Io attendo con serenità. Senza rimorsi, rimpianti o ambizioni”. Il presidente del Senato Pietro Grasso non si sbilancia. Come era prevedibile. Ma le sue parole, nel corso del programma di Radio Uno, “Un giorno da pecora”, aprono a qualche possibile sorpresa. La candidatura alla presidenza della Regione? Grasso non ne parla. E a dire il vero, i conduttori non glielo chiedono nemmeno. Anzi, la seconda carica dello Stato pensa all’ultima parte di legislatura: “Da tempo affermo che debba concludersi a scadenza naturale, cioè nel 2018. E credo sarà così”.

Non c’è spazio, insomma, per il momento almeno, ai pensieri sulle elezioni siciliane. Ma nell’intervista radiofonica ecco un Grasso “a cuore aperto”, tra aneddoti e battute. E gli immancabili ricordi di quei momenti condivisi con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Falcone e Borsellino

“Io tendo a eliminare la retorica attorno a Falcone e Borsellino. E vorrei tanto che Falcone e Borsellino fossero considerati degli esempi da imitare, quindi accessibili, non degli eroi. Erano dei fuoriclasse, con un alto senso del dovere e dello Stato. Fu solo la mafia a ucciderli? Nella mia professione di magistrato – dice Grasso – c’è sempre la necessità della prova giudiziaria. A volte però abbiamo capito, abbiamo avuto delle intuizioni, che non abbiamo potuto provare. Ed è stato frustrante”.

Ma la tristezza è presto soppiantata dai ricordi felici: “Con Falcone, che amava scherzare e raccontare le barzellette, ricordo le vacanze, ad esempio a Ustica e Pantelleria. All’aeroporto, una volta, ricordo che suonarono tutti gli allarmi perché mio figlio mise una pistola giocattolo nella mia valigia”. Aneddoti, di una vita “speciale”, in fondo: “A Mondello, mentre cenavamo in un ristorante sul mare, – ricorda Grasso – si avvicinò una imbarcazione. Abbiamo pensato, io Giovanni e Paolo, ‘Finora ci hanno protetto da terra, ma ci fregano dal mare…’. E proprio in quel momento, il cameriere chiese se Falcone volesse la bistecca al sangue… e ci ridemmo su”.

Senato, Quirinale e Aula bunker

Lui, giudice a latere del Maxiprocesso ammette che “è stato più semplice gestire allora l’Aula bunker di quanto sia, oggi, gestire il Senato. Il più indisciplinato in Aula? Certamente il senatore Centinaio… una volta mi lanciò persino un regolamento. Ma non è stato un tiro molto preciso. Lo prese al volo l’assistente. Quando si parla di ‘seconda carica dello Stato’ forse qualcuno pensa che io abbia dei super poteri. E invece, ho solo una campanella”.

Seconda carica dello Stato, a formare una coppia tutta siciliana ai vertici delle istituzioni italiane. A dire il vero, il nome di Grasso per il Quirinale circolò per giorni in maniera assai insistente, prima dell’elezione di Sergio Mattarella: “Mi piacerebbe fare il presidente della Repubblica? Da servitore dello Stato, se mi chiamano, vado. Se ne era parlato, ma i giornali scrivono tante cose… Se lo diventerò in futuro? Ho già una certa età… Molto emozionante però – prosegue Grasso – è stato il passaggio delle consegne tra me che in quei giorni ero provvisoriamente il Capo dello Stato e il presidente Mattarella: 35 anni prima ci eravamo conosciuti di fronte al cadavere del fratello. Ero un giovane sostituto procuratore a Palermo ed ero di turno quel giorno. Conservo a Palermo ancora il cappotto indossato in quella occasione. Il cappotto è rimasto lì – ricorda il presidente del Senato – come indicazione di un momento che ho voluto ricordare. Poi ho anche preso qualche chilo, e non l’ho potuto indossare più”.

Nome e cognome

“Mi chiamo Piero o Pietro? Mio nonno era Pietro, e molti dei nipoti maschi hanno preso il suo nome. Così, per differenziarci, ci facevano chiamare Pietro, Pietrino, Pietruzzo, Pierino, Piero… Ecco, io sono Piero per parenti e amici. Il mio cognome – prosegue – è Grasso, e in effetti tendo a ingrassare. Mi devo limitare… Mia mamma mi diceva sempre: mangia, mangia che devi crescere. A cosa non posso rinunciare? Agli spaghetti, anche con pomodoro e basilico”.

Lo sport

“Gioco a tennis, – racconta Grasso – solo perché non posso più giocare a calcio. Ero un centrocampista, e giocavo come tornante, un’ala destra alla Domenghini. Quando iniziai a giocare a tennis, comprai una racchetta, la migliore sul mercato. Ma l’istruttore mi disse che era come una Ferrari nelle mani di una persona che ha sempre guidato una Cinquecento. Ogni tanto gioco anche a calcetto, a volte in squadre miste tra uomini e donne. Una delle regole è che l’uomo non deve segnare ma deve far segnare la donna”. E dal calcetto al calcio, il passo è brevissimo. E Grasso è notoriamente un grande tifoso rosanero: “Il closing? Non credo sia saltato. Forza Palermo, spero torni presto in serie A”.

La politica e la moglie

“Ho un bellissimo rapporto con la presidente della Camera Boldrini. Se mi parla del suo gatto Gigi Billo? Sì, certamente. Mi dice che occupa spesso il divano… Quando si andrà al voto? Ho sempre detto che si sarebbe votato nel 2018. E lo credo ancora. Serve un patto di legislatura che ci consenta di chiudere con provvedimenti importanti come lo Ius soli. Dovremo superare gli intenti ostruzionistici della Lega. Un pastrocchio come dice Grillo? Non mi pare. Per chi voto? Non l’ho mai detto nemmeno a mia moglie. Lei invece vota da sempre a sinistra, era a capo dei cortei, da giovanissima. E io chiedevo di non manganellarla troppo. Io – prosegue Grasso – senza di lei non sarei riuscito a fare tutto quello che ho fatto. Quando mi proposero di far parte del Maxiprocesso risposi che avrei dovuto parlarne con mia moglie. Era una scelta assai difficile che avrebbe cambiato la nostra vita”. Quando i conduttori gli chiedono di indicare la senatrice più elegante, Grasso ricorda che “Paride per una mela fece scoppiare una guerra…”.

La musica e il futuro

“Mi piace molto la canzone ‘una vita da mediano’ di Ligabue, e la canticchio spesso sotto la doccia. Nella mia vita non mi sono mai ubriacato, perché reggo bene l’alcol. Spinelli? Mai… non ne ho mai sentito il bisogno. Cosa voglio fare da grande? Giocare a tennis, – conclude – nuotare, giocare a bridge”. Sempre se non arriva quell’offerta…


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