PALERMO – Poteva pure capitare che si nascondesse “in montagna” o che dormisse “dentro il sacco a pelo”. Erano eccezioni, però.
La normalità per Giuseppe Graviano era la bella vita. Da latitante, ma pur sempre di bella vita si trattava. Il boss di Brancaccio al suo compagno di passeggiata nel carcere di Ascoli Piceno racconta che gli piaceva “la compagnia”, invitava “parenti e amici, anche trenta, quaranta persone alla volta”, anche se di tanto in tanto non disdegnava la solitudine. Tra una pausa di mondanità e l’altra. Come quando andava al “Salone Margherita a vedere il Bagaglìno, non una volta ma diverse volte, che a quell’epoca metteva in scena uno spettacolo con Pippo Franco”.
Due giorni prima che lo arrestassero, nel 1994 in un ristorante a Milano, aveva assistito allo spettacolo in cartellone al teatro Arlecchino “con Patrizia Rossetti”. Il teatro era una grande passione per l’allora poco più che trentenne boss di Brancaccio. Graviano racconta che la sera dell’arresto aveva addosso “diciotto biglietti per il teatro Manzoni di Milano per lo spettacolo di Johnny Dorelli”.
Ben altro scopo aveva la sua presenza nel 1992 a Roma, quando c’era Giovanni Falcone ospite al Maurizio Costanzo Show: “Eravamo io…due di Brancaccio… due… che poi se ne sono andati che avevano un matrimonio, e altri due che si sono fatti entrambi pentiti uno di Castelvetrano e uno di Mazara del Vallo, Sinacori e Geraci”.
Teatro, discoteche e ristoranti di lusso. Non solo a Milano. Gli piaceva andare a “Sirmione, sul lago di Garda” e faceva qualche puntatina in Sardegna. Nel coloratissimo borgo di Bosa, per la precisione. Lì faceva “una vita da pascià”, ospite in “una casetta, dove c’era il canale che entrava dal mare e giungeva fino alla piazza”. Da casa sua “si vedeva tutto”. Talvolta andava “a Porto Cervo”, luogo di vacanza per persone facoltose. Fino a quella sera del 1994. Fino all’arresto al ristorante. Lui, il fratello Filippo e le ragazze che sarebbero diventate le loro mogli.