FUKUSHIMA – A due anni dalla tragedia nucleare di Fukushima, la seconda più grave dopo Cernobyl, non è stata garantita ancora nessuna compensazione per le vittime civili del disastro ambientale. Questa la denuncia lanciata oggi da Greenpeace. Per dimostrare contro questo scandalo l’associazione ambientalista ha organizzato diverse iniziative in giro per il mondo: da Toronto a Tokyo, da Duisburg a Brussels.
Per dare qualche numero sulla tragedia: 160 mila persone sono state costrette a lasciare le loro case e decine di migliaia hanno abbandonato tutto volontariamente; circolano circa 29 milioni di litri cubi di rifiuti radioattivi provenienti dalle operazioni di bonifica e la catena alimentare sembra essere definitivamente compromessa. Attorno alla tragedia avvenuta l’11 marzo del 2011, in base al rapporto “Fukushima Fallout” stilata da Greenpeace, troppi scandali rendono ancora più devastante il dolore delle vittime. Intanto nessuna responsabilità civile, quindi non si è legalmente chiamati a rispondere, viene contestata a chi ha fornito le attrezzature per la centrale nucleare e, oltre il danno la beffa, Toshiba e Hitachi, le due delle aziende che con le loro tecnologie hanno contribuito alla gravità dell’incidente, adesso continuano a guadagnare e lucrare perché coinvolte nelle operazioni di bonifica.
Ed ancora: saranno i giapponesi stessi a dover pagare i danni, stimati intorno ai 169 miliardi di euro, della tragedia che hanno dovuto subire. A seguito del disastro ambientale, infatti, l’azienda proprietaria dello stabilimento di Fukushima è stata nazionalizzata.