PALERMO – Qualcuno l’ha visto. O l’avrebbe visto. Il condizionale è d’obbligo. Ma sembra che il bilancio abbia finalmente varcato il portone di Palazzo dei Normanni. Certo, ancora non è nel luogo “deputato” (è proprio il caso di dirlo). Non è stato depositato, infatti, in Commissione bilancio. Dove i parlamentari attendono, fiduciosi. “Qui però – conferma il presidente della Commissione, Nino Dina – ancora i testi non sono giunti”.
Arriveranno però in giornata, finalmente. Visto che una copia è già stata trasmessa al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. Anche ieri, Ardizzone aveva lamentato, scambiando due battute con i giornalisti, il ritardo col quale il bilancio è giunto in Parlamento. Una lamentela, del resto, già espressa “formalmente” attraverso due richiami a distanza di una settimana, dallo scranno di Sala d’Ercole: “Ritengo gravissimo il fatto – aveva detto Ardizzone – che a dicembre inoltrato non siano stati depositati i documenti contabili. Considerato anche il fatto – ha aggiunto – che il regolamento prevede, per la sessione di bilancio un tempo di 45 giorni”. È evidente che si sia giunti, ormai, ben oltre quel limite.
Ieri, tra l’altro, un vertice di maggioranza a Palazzo d’Orleans non ha sgombrato, semmai ha reso più evidenti i dubbi sulla possibilità di approvare il bilancio entro la data ultima per evitare l’esercizio provvisorio: quella del 31 dicembre prossimo. “Si tratta di una manovra difficile, e complicatissima” hanno commentato tra i corridoi di Palazzo dei Normanni alcuni capigruppo. Mentre alcuni esponenti dell’opposizione hanno aspramente criticato il governo: “Non era mai accaduto nella storia dell’ Ars – ha detto il capogruppo della Lista Musumeci, Santi Formica – che un governo presentasse con incredibile ritardo bilancio e finanziaria alla stampa prima di trasmetterla al parlamento. Non era mai accaduto – prosegue – che un governo escludesse alcune testate giornalistiche dalla conferenza stampa. Ma la cosa più assurda è che la finanziaria non era tale ma solo una finta, mentre la drammatica realtà è che 27 mila precari rischiano di andare a casa, cittadini e imprese si vedranno caricare sulle spalle per i prossimi 30 anni la maggiorazione di Irpef e Irap per un mutuo da un miliardo per pagare debiti causati dal governo”..
E la mancata approvazione di bilancio e Finanziaria potrebbe portare con sé conseguenze molto pesanti. A cominciare dalla possibilità di garantire le proroghe ai precari degli enti locali. Quest’anno, infatti, la possibilità di rinnovare i contratti è subordinata a un piano di stabilizzazione. Difficile pensare che la norme sulle proroghe possano passare il vaglio del Commissario dello Stato a fronte di una garanzia “in dodicesimi”. Senza cioè la previsione di specifici capitoli di bilancio sui quali far valere il peso dei precari. Intanto, però, quantomeno qualcuno ha visto il bilancio a Palazzo dei Normanni. L’identikit diffuso, al netto dei tanti annunci-spot, evidenzia un solo elemento: i tagli ammontano a 316 milioni di euro. Dove si sia tagliato, e come, ancora non è dato sapere.