Dalla musica degli anni ’80 alle manifestazioni di piazza dei giorni scorsi. Problemi “vecchi” che non sono mai morti. Chiediamo cosa ne pensa a Mimmo Cavallo, cantautore da sempre interessato ai problemi del Sud.
Nel 1980 cantava “siamo meridionali”. Quanto è attuale oggi il testo della sua canzone?
“Credo che oggi più che mai “siamo meridionali” porti con sè grandi verità su una triste situazione che in passato come adesso non è mai cambiata. Il Sud è una terra ricca sia di materie prime che di cultura: il vero problema è che dal 1861 ad oggi siamo stati sfruttati senza tregua”.
Non pensa che le recenti manifestazioni di piazza, prima in Sicilia, poi in tutta Italia, siano un segnale chiaro di una popolazione stanca?
“Sicuramente sì. Io per primo, sul mio blog, ho appoggiato sin da subito il movimento dei Forconi; fossi in loro andrei avanti ad oltranza. Quello che spero è che questi movimenti si facciano portatori degli interessi di tutti i meridionali senza alcuna distinzione. Il grande problema è che fino ad oggi non ci è mai arrivata alcuna risposta dal governo: tanto da Berlusconi, quanto da Monti”.
Il Governo italiano, quindi, è il principale responsabile?
“Quello italiano tanto quanto quello regionale. Alcune belle proposte erano state fatte negli anni scorsi, come quella della creazione di una banca del sud. Poi però si è deciso che non si poteva fare una cassa del sud senza una corrispettiva banca del nord. E’ inutile dire che tutte le banche italiane di oggi hanno proprietari del nord e che quindi un’ennesima banca sarebbe stata inutile.”
Per la Regione invece?
“Non conosco bene il governatore Lombardo, ma devo dire che sono molto diffidente. L’Mpa è nato come un movimento separatista e indipendentista che meritava la mia simpatia, ma dopo quello che sento e vedo non posso dirmi pienamente a favore. Fin quando perseguirà il bene dei siciliani, ben venga.”
La Sicilia, allora, ha un futuro?
“Più che di Sicilia, vorrei parlare di Sud. Io sono fermamente convinto che se le regioni del Meridione si dovessero unire in un unico movimento, allora si otterrebbero dei grandi risultati. Noi meridionali abbiamo tante differenze che ci separano, ma abbiamo anche un’infinità di cose che ci accomunano. Se Forconi e autotrasportatori si unissero in un unico movimento con grande partecipazione popolare, allora si che si potrebbe parlare di rivoluzione del Sud”.