PALERMO – Il Consiglio superiore dei Lavori pubblici approva a Roma il Piano regolatore del porto presentato dall’Autorità portuale di Palermo e, nel capoluogo siciliano, riesplode la “guerra” tra l’ente guidato da Nino Bevilacqua (il cui mandato scade ufficialmente oggi) e il sindaco Leoluca Orlando. E dire che proprio ieri sera, in fretta e furia, il consiglio comunale, su pressione del primo cittadino, aveva approvato due delibere con l’intento di far slittare il parere capitolino: una mossa che non ha sortito gli effetti sperati e ha “costretto” il Professore a una conferenza stampa di fuoco.
“Ho chiesto al presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta, un’indagine sulla correttezza del comportamento degli organi competenti in questa vicenda – ha tuonato Orlando – e ho trasmesso una nota anche alla Procura della Repubblica per accertare se vi siano interessi meta-istituzionali o meta-giuridici. Sospetti? No, non ne ho, ma vogliamo che la magistratura accerti i rapporti tra il ministro dell’epoca (Pietro Lunardi, ndr) e l’Autorità portuale. Ci costituiremo parte civile, nel caso in cui emergano rilievi: siamo in presenza di un’arroganza affaristica e per sapere chi sono gli affaristi ci rimettiamo a Letta”. Un’offensiva a tutto campo, quindi, che si arricchisce del sospetto che dietro a quelle che l’amministrazione comunale definisce delle “anomalie” possano esserci stati interessi non leciti che abbiano condizionato l’iter del provvedimento.
E di possibile malaffare arriva addirittura a parlare il presidente del consiglio comunale, Totò Orlando, che si è rivolto al governatore Rosario Crocetta perché intervenga. Già, perché adesso l’ultima parola spetterà proprio alla Regione che dovrà non solo fornire la valutazione di impatto ambientale, ma anche dare un parere definitivo. “Sarà una valutazione tecnica ma anche giuridica”, precisa il sindaco la cui speranza, evidentemente, è che Palazzo d’Orleans decida di bloccare tutto: “La legge impone che il consiglio comunale si esprima sui confini della competenza dell’Autorità portuale – aggiunge il Professore – e questo non è mai accaduto. Ma soprattutto chiediamo che si faccia luce sulla lettera con cui il sindaco del 2005 (Dego Cammarata, ndr) dichiarò, in risposta a una lettera del ministro Lunardi, di non essere più interessato ai porticcioli: nella Pubblica amministrazione non esistono cartoline o letterine private, ma atti. Quella lettera non bastava. Sarà la Procura a stabilire se c’è illiceità in quella lettera”.
Un riferimento, questo, alla storia pregressa di una vicenda assai ingarbugliata. Motivo di tutto lo scontro, è, infatti, su chi debba avere la competenza su tre porticcioli turistici (Arenella, Sant’Erasmo e Acquasanta), oltre al Castello a mare e al Foro italico che, tradotto in politichese, significa stabilire chi debba incassare i relativi proventi e finanziamenti. Un decreto ministeriale degli anni Novanta li assegnava all’ente porto, tanto da portare il sindaco dell’epoca (ovvero Orlando) a fare ricorso al Consiglio di Stato e al Presidente della Repubblica, che gli hanno dato ragione nel 2005. Ma, a quel punto, in risposta a una lettera del ministro Lunardi, il sindaco Cammarata scrisse in una missiva che il Comune non aveva più alcun interesse su quelle aree. E da lì cominciò l’iter del Piano regolatore del porto, a cui Sala delle Lapidi ha dato la propria intesa nel 2011 per poi revocarla nel 2012, provocando un ricorso al Tar di Bevilacqua a cui è stata accordata la sospensione. Così si arriva ai giorni nostri, con le delibere di ieri sera in consiglio e il parere romano.
“Dal 2005 al 2012 – spiega Orlando – ho presentato interrogazioni parlamentari e pubbliche denunce su questa assurdità. Il Consiglio superiore aveva rinviato la decisione di seduta in seduta invitando il Comune e l’Autorità a giungere a un accordo che però l’ente porto ha sempre rifiutato. Inoltre, nella sua sospensiva il Tar dice chiaramente che il Comune ha ragione a voler essere ascoltato ma che non ha motivato questo diritto: se non fosse intervenuta la sospensiva, ci sarebbe stato il pericolo di un danno grave e irreparabile per lo stop ad eventuali appalti che però riguardano la parte storica e non i porticcioli. E il consiglio superiore, questa mattina, ha votato solo perché altrimenti sarebbe scattato il silenzio-assenso previsto per legge dopo 45 giorni”.
Ma Palazzo delle Aquile punta il dito anche contro la mancanza della valutazione di impatto ambientale, di competenza regionale, che sarebbe stata necessaria per il rilascio del parere romano: valutazione però ancora non fornita. “Perché hanno approvato ugualmente? Dovreste chiederlo a loro”, sentenzia Orlando che aggiunge: “E’ stata una valutazione tecnica, che non è entrata nel merito di chi debba essere la competenza: ci hanno lasciati liberi di rivolgerci alla Regione”. Regione che a questo punto potrebbe decidere di bloccare tutto oppure dare il via libera definitivo.
“Noi non vogliamo la guerra – aggiunge il Professore – ma Palermo non ha otto moli ma otto porti, con tanto di borgate dietro. Non può essere l’Autorità a decidere sul porto di Sferracavallo se poi è il Comune a fare la pianificazione della borgata. Deve essere il Comune a stabilire se ci vogliono per esempio nuovi impianti alberghieri. Oggi invece siamo al paradosso: la Curia deve chiedere all’ente porto l’autorizzazione a usare il Foro italico per la beatificazione di don Pino Puglisi, ma poi siamo noi a dover fornire vigili e assistenza o a dover falciare il prato. La Cala è bella? Certo, perché abbiamo curato noi le operazioni di disinquinamento. Chiediamo alla Regione di contare fino a tre e facciamo appello ai parlamentari nazionali e regionali che finora hanno subito scelte altrui”. “Il demanio in questione è regionale – aggiunge l’assessore comunale Tullio Giuffrè – per questo abbiamo chiesto un tavolo al Consiglio superiore che però non è mai stato fatto per l’opposizione dell’Autorità portuale”.
LA REPLICA DI BEVILACQUA
“Ho lavorato fino ad oggi come presidente e commissario – dice a Livesicilia Nino Bevilacqua – e ritengo che tutti i miei atti siano stati trasparenti e pubblici e quanto fatto dal punto di vista amministrativo e gestionale è sotto gli occhi di tutti. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici non è costituito da pochi amici, ma da esperti, avvocati, ingegneri e rappresentanti della Corte dei Conti e del Consiglio di Stato che hanno espresso motivatamente un parere unanime sull’approvazione di oggi. Hanno analizzato i passaggi precedenti ritenendoli tutti corretti: la legge è stata seguita pedissequamente. Se la Vas non è stata presentata, vuol dire che come previsto per legge è stata instaurata ma va rilasciata dopo l’approvazione del Prp da parte del Consiglio superiore. Se così non fosse, il Consiglio non si sarebbe espresso”.
Ma Bevilacqua prova anche a gettare acqua sul fuoco: “Qui non è un fatto tra me e il sindaco Orlando, ho rispetto delle istituzioni e del sindaco di Palermo. Io ho fornito tutta la documentazione all’Avvocatura dello Stato, nel caso del ricorso, che è un ente terzo e che ha ritenuto di dover procedere e anche il Tar ci ha dato ragione. Ho fatto tutto seguendo la legge. Ricordo inoltre che il sindaco è rappresentato nel Comitato portuale dal suo vice, Cesare Lapiana, a cui ho chiesto esplicitamente un incontro con Orlando ma senza successo. Ho mandato anche una lettera per chiedere un incontro e discutere delle problematiche, ma non ho mai ricevuta risposta. Oggi c’è stata un’approvazione tecnica che è un fatto positivo per definire l’iter, ma l’approvazione finale tocca alla Regione: se il Comune domani vuole riverificare i suoi limiti circoscrizionali bene, potrà rivolgersi alla Regione che farà un’intesa con lo Stato. Ma i confini non li modificano l’ente porto e il Comune, non sono cose di cui poter disporre a nostro piacimento. Le cose vanno fatte per bene, e lo dico da cittadino, poco importa chi le fa”.