Kiev, un palermitano racconta l'orrore - Live Sicilia

Kiev, “Siamo chiusi in casa”: un palermitano racconta la paura

Valerio Vermiglio è un docente di italiano in Ucraina

“Stamattina ho visto dei razzi della contraerea partire da un parcheggio vicino casa mia. Sono entrato nel panico, anche se si trattava di fuoco ucraino, ho svegliato tutta la mia famiglia. Siamo andati subito al rifugio”. E’ un altro giorno di guerra in Ucraina, un altro giorno di paura a Kiev, la prima città presa di mira dalle truppe russe e in cui vive Valerio Vermiglio, 42enne che nel 2015 ha lasciato Isola delle Femmine, nel Palermitano, per lavorare nella capitale del Paese ormai sotto assedio. E’ un docente, insegna italiano all’università statale ed è sposato con Irina: la coppia ha tre bambini.

I video su YouTube

Una famiglia come tante, che fino a poche settimane fa svolgeva la propria vita quotidiana in tranquillità, letteralmente stravolta dagli attacchi che adesso minacciano la popolazione, in gran parte in fuga dal terrore. Valerio, la moglie e i figli sono invece rimasti in città e sono chiusi in casa. Sfidano ogni giorno la paura, sperano di avere abbastanza scorte di cibo e acqua, pregano. E il 42enne racconta ogni giorno attraverso dei video che pubblica sul suo canale YouTube quello che sta accadendo. Dalla finestra del loro appartamento inquadra i palazzi e i grattacieli che sorgono dalle strade deserte, sullo sfondo il cielo è grigio. Il silenzio viene interrotto soltanto dalle esplosioni, avvertite in lontananza. La capitale è spettrale.

La corsa al rifugio

“Stamattina sembrava tutto tranquillo quando ho visto quei razzi – racconta Valerio a LiveSicilia – ma alle 7.45 siamo subito andati al rifugio perché la paura ha preso il sopravvento. Si trova vicino, siamo rimasti lì un’ora. Adesso siamo tornati di nuovo a casa. E’ importante che ci sia ancora l’elettricità, perché altrimenti rimarremmo letteralmente isolati”. La famiglia vive l’incubo tra le mura domestiche, dalle quali è possibile uscire soltanto in condizioni di estrema emergenza. “Le autorità civili e il sindaco ci hanno invitato a rimanere in casa fino a domani – spiega – il coprifuoco è infatti stato esteso fino a lunedì. Hanno motivo di credere che ci sono molti soldati infiltrati in città, in particolare mercenari ceceni. Essendo in vigore la legge marziale, chiunque viene trovato fuori rischia di essere ucciso. Per questo dobbiamo stare in casa e andare al rifugio soltanto se suona l’allarme. La notte è stata tranquilla, vorrei tranquillizzare i miei amici e parenti. Oggi è domenica, ci rivolgiamo al nostro Signore pregando. La nostra speranza è che questo orrore finisca quanto prima”. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA


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