“Ma perché non gli fanno una mozione di sfiducia e lo mandano a casa?”. E’ l’auspicio nei confronti del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, espresso durante un colloquio al quale è presente il presunto boss Rosario Di Dio Intercettato da carabinieri del Ros nell’indagine Iblis, che si lascia andare a una previsione: “questo dura cinque anni, te lo dico io….”. Sono diverse le lamentele di esponenti della cosca, che emergono dalle intercettazioni. Come quella del rappresentante provinciale di Cosa nostra, Enzo Aiello, che al geologo Giovanni Barbagallo dice che “un messaggio a Raffaele Lombardo gli si deve fare arrivare…”. “Non solo – aggiunge – non scordatevelo, gli ho dato i soldi nostri! Del Pigno… glieli ho dati a lui per la campagna elettorale…'”.
Dalle indagini è emerso che probabilmente il boss si riferisse alla realizzazione di un centro commerciale nel rione Pigno di Catania. Lo stesso Aiello si lamenta per la decisione di Raffaele Lombardo di mettere dei magistrati nel suo governo: “Questo è un cornuto che non ce n’é! …, come gli ha messo due della Dda nella giunta regionale?”. Secondo il presunto boss “se ti conservi la vipera nella tasca, prima o poi ti morde!”. “Ma scusa – dice rivolgendosi a un suo affiliato – ma allora questi voti perché glieli abbiamo dati?” Aiello, in altre circostanze, citando l’atteggiamento di ‘chiusura’ adottato da Raffaele Lombardo, ai suoi sodali spiega che occorre puntare sempre sulla Regione perché, spiega, “é lì che a noi ci interessa….” visto che “i soldi non arrivano dai vari ministeri ma dalla Regione…”. E per questo chiede a Barbagallo chi sono le persone che si possono contattare e il geologo fa i nomi di tre esponenti allora all’Udc: Salvatore Cuffaro, Fausto Fagone e Pippo Gianni.