Hacker siciliano arrestato: "Aveva 46 password di magistrati"

Le indagini sull’hacker siciliano: aveva 46 password di magistrati

Violate le credenziali anche di Nicola Gratteri e Raffaele Cantone

PALERMO – L’hacker siciliano Carmelo Miano era in possesso, tra Firenze, Perugia e Torino, di 46 password di altrettanti magistrati inquirenti, tra cui anche quelle dei procuratori di Perugia e di Firenze. Sarebbero state violate anche le credenziali dei magistrati Raffaele Cantone e Nicola Gratteri.

L’hacker siciliano

È quanto emerge dagli approfondimenti investigativi eseguiti dalla Procura di Napoli sulle informazioni acquisite e analizzate dagli inquirenti nell’ambito dell’indagine sulle incursioni dell’hacker 24enne, arrestato tra l’altro con l’accusa di avere violato i server del Ministero della Giustizia.

Ai giudici del tribunale dei Riesame di Napoli la Procura ha chiesto la conferma della detenzione in carcere per l’indagato, difeso dall’avvocato Gioacchino Genchi.

Coinvolti Raffaele Cantone e Nicola Gratteri

Tra i magistrati presi di mira dall’hacker siciliano figurano anche il procuratore di Napoli Nicola Gratteri e il procuratore di Perugia Raffaele Cantone. Quest’ultimo si è detto “incuriosito e inquietato” dalla notizia.

Cantone sta tra l’altro coordinando l’indagine sugli accessi abusivi alle banche dati in uso alla Direzione nazionale antimafia. Procedimento che – ha sottolineato di recente lo stesso Ufficio – non è ancora concluso.

Uno snodo è atteso nelle prossime settimane quando il tribunale del riesame dovrà decidere sul ricorso della Procura contro la decisione del gip di negare l’applicazione degli arresti domiciliari per il tenente della guardia di finanza Pasquale Striano e per l’ex magistrato della Dna Antonio Laudati.

La memoria e i nomi di magistrati

Secondo quanto rende noto il difensore di Miano in una memoria presentata oggi ai giudici del Riesame di Napoli, l’hacker ha eseguito delle ricerche di atti che lo riguardavano sulla webmail di Gratteri il quale però faceva scarso uso di quella mail “prediligendo in modo assai prudente altri canali di comunicazione più sicuri”.

Nella memoria di Genchi si legge che Miano “oltre agli accessi ai server e alle email della Guardia di Finanza, della TIM, della Leonardo e di altre aziende che operano nel settore delle infrastrutture informatiche istituzionali, per quanto riguarda la rete ‘giustizia.it'” ha tentato di accedere e ha certamente acceduto alle caselle personali di diversi magistrati.

Tra i magistrati le cui mail e credenziali sono state violate, quella del sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Brescia Erica Battaglia; del sostituto procuratore di Roma Luigi Di Fede; del sostituto procuratore di Gela Fabrizio Furnari; del sostituto procuratore di Napoli Claudio Orazio Onorati.

Durante l’interrogatorio dello scorso 4 ottobre, l’ingegnere informatico, si legge ancora nella memoria dell’avvocato Genchi, “ha confermato di avere fatto accesso, fra gli altri, alle caselle email personali di ulteriori magistrati che prestavano e prestano tuttora servizio presso la Procura della Repubblica di Napoli”.

Fra questi, la memoria cita il procuratore Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e il sostituto procuratore Maria Sofia Cozza. È stato poi lo stesso Miano a spiegare che Gratteri faceva scarso uso di quella mail e preferiva “canali di comunicazione più sicuri per lo scambio di informazioni riguardanti indagini importanti e assai riservate”.


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