"Ho parlato con il mio amico Claudio prima che lo ammazzassero"

“Ho parlato con Claudio Domino prima che lo ammazzassero”

Il racconto di Laura Geraci e di un'amicizia che la morte non ha ucciso.
LA TESTIMONIANZA
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2 min di lettura

PALERMO– “Mi hanno citofonato la mattina dopo. Era la mia amica, Stefania. Eravamo molto legate da bambine. Mi ha detto: ‘Hanno ammazzato Claudio!’. Ho pensato a mio fratello: Claudio chi? La voce di Stefania al citofono non la scorderò mai: ‘Claudio Domino’”. Laura Geraci ha quarantasei anni. Ne aveva undici quando un bambino, esattamente trentacinque anni fa, venne massacrato a Palermo. E’ un’attrice di rara bravura e di profonda sensibilità. Ha scritto su Facebook: “35 anni fa CLAUDIO DOMINO veniva ucciso!! Era un mio compagno di scuola ed io, insieme ad altri bambini,ho scherzato con lui fino a due ore prima che gli sparassero!! Avevo anch’io 11 anni……..!!!!!?????”.

Segue una telefonata. Ascoltare il racconto di Laura significa ritornare agli anni felici, agli anni Ottanta, per chi li ha vissuti da bambino. C’erano il telefono e il citofono. I bambini avevano parco giochi protetti per stare insieme. Molte case erano circondate dal verde. La vita aveva un sapore più genuino e la nostalgia c’entra, ma fino a un certo punto. Quella felicità, nella storia che conosciamo, fu sconciata da un indicibile orrore.

“Io e Claudio eravamo compagni di scuola – racconta Laura –. Le lezioni in prima media erano cominciate da poco. I nostri palazzi stavano uno davanti all’altro. Sì, erano gli anni Ottanta. Noi bambini eravamo controllati. I genitori di Claudio avevano la cartoleria e andavamo lì per comprare i quaderni, le matite e le nostre amatissime gomme profumate. San Lorenzo era pieno di verde, le case avevano cortili con il parco giochi. Mi affacciavo dalla finestra e mi sembrava di sognare, di vivere una favola. Era il nostro paradiso, di pomeriggi insieme, di scherzi e di risate”.

“Claudio, quel pomeriggio, si avvicinò per scherzare e chiacchierare con noi, mentre giocavamo. Circa due ore dopo sarebbe stato ammazzato. Nella foto che è diventata la sua eternità ha gli occhi seri e dolcissimi. Era un bimbo solare, bellissimo. Noi bambine eravamo tutte innamorate di lui. L’indomani mattina la scuola era chiusa per disinfestazione. Dopo la citofonata, corsi sul posto. Eravamo tutti l i bambini del quartiere. C’era il sangue sul marciapiede”.

La voce di Laura è una macchina di immagini che si succedono. A colori e in bianco e nero: “Non ho mai parlato di questo. Poi, alla Messa di suffragio per Rita Borsellino, ho incontrato la mamma di Claudio e, dopo tanti anni, ho trovato il coraggio di avvicinarla, di parlarle, come adesso faccio con te”.

La macchina di immagini procede con sequenze rapide. L’ultima frammento è la citofonata che cambia tutto e proietta l’incubo nel giardino dell’innocenza. “Ricordo come una nebbia – dice Laura -. E Stefania che quasi urla: ‘Hanno ammazzato Claudio’. Non lo scorderemo mai. Non smetteremo mai di volergli bene”.


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