I cinque sensi di Palermo - Live Sicilia

I cinque sensi di Palermo

Mentre altrove si discute del futuro di Palermo, del suo vestito nuovo, del suo trucco e del suo domani, noi preferiamo concentrarci oggi – nella leggerezza della domenica – sui suoi cinque sensi. La nostra cittadinanza smemorata nasce come una piaga dall’aridità del gusto, dal deserto della vista, dalla mutilazione del tatto, dalla sordità dell’udito, dalla secchezza dell’olfatto. Giriamo svagati per le vie del nostro scontento. Non assaggiamo più Palermo. Non la vediamo. Non sentiamo le sue grida d’aiuto. La molletta al naso ci difende dal fetore della munnizza, ma a prezzo carissimo. Tra le dita stringiamo sagome d’aria.

L’emergenza della ferita che sanguina non è il sindaco che sarà. Ma il palermitano che è stato e che è. La sua accettazione rassegnata dello sfacelo. La condizione di zombie che l’accompagna. Il non morto che è diventato, senza nemmeno un lumicino lontano e fioco di resurrezione. La disabilità volontaria che rappresentiamo perpetua una sfera di vetro opaco che ci separa dal mondo. Viaggiamo da mutanti, con un corpo in prestito. Non c’è più contatto tra la nostra anima e la curvatura naturale della terra.

Non sarà facile tornare a balbettare frammenti di vita nell’assenza del nostro stato in luogo. Dovremo ricominciare a gattoni come i bambini piccoli. Ci racconteranno i profili delle meraviglie e delle brutture che scansiamo? Qualcuno sarà in grado di cucinare un cibo condiviso? Chi stringerà la nostra mano? Chi accosterà un fiore di campo alle narici pietrificate? Quale nota ci risveglierà? L’indifferenza è il tumore incurabile. Prima, non si accorge dell’orrore. Di conseguenza non può macinare scaglie di senso e sentimento, partendo dalle tracce di bellezza che pure ci sono. Qui si propone uno strano manuale di cittadinanza. La riscoperta dei cinque sensi. Cinque piccolissime cose palermitane per cui valga ancora la pena di mangiare, annusare, ascoltare, toccare e guardare. E dietro c’è sempre una minuscola storia che si può dimenticare. O una poesia da salvare.

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