I conti, Salvini, l'Ars nel pantano | L'estate difficile di Musumeci - Live Sicilia

I conti, Salvini, l’Ars nel pantano | L’estate difficile di Musumeci

Sono mesi complicati per il governatore. E non solo per i problemi finanziari della Regione.

La lunga estate calda di Nello Musumeci finisce oggi. Almeno stando al calendario. Anche se per il governatore, questa difficile stagione di problemi e delusioni potrebbe proseguire. Il cammino della giunta Musumeci sta vivendo in questi mesi un periodo tutt’altro che semplice. Il gran pasticcio dei collegati e l’amara constatazione sui conti della Regione sono stati un brutto colpo. Il presidente della Regione ha prontamente scaricato, non senza appigli, le responsabilità sulle stagioni precedenti. Ma le opposizioni hanno avuto gioco facile nell’attaccare il centrodestra, al cui interno peraltro si prepara l’assalto finale a Gaetano Armao.

La situazione contabile è molto delicata, avvolge d’incertezza qualsiasi idea di politica da attuare e lega le mani a governo e parlamento. Tutto questo allontana la stagione di riforme che doveva essere il dichiarato intento di Musumeci, con Sala d’Ercole alle prese da mesi con una sessione di bilancio infinita che si sta chiudendo con un pugno di mosche in mano. E con le opposizioni che parlano di dimissioni. Il futuro prossimo è tutto da scrivere e legato una serie di incognite. Che passano anche dalla affannata corsa contro il tempo per non perdere i fondi europei, il cui anche parziale disimpegno sarebbe un sacrilegio in una Regione senza più una lira.

La politique politicienne non ha offerto conforto. Il governatore, spinto anche da parte del suo movimento, aveva cercato una via di avvicinamento alla Lega, puntando su quello che sembrava il cavallo vincente del momento, Matteo Salvini. Questo avrebbe potuto offrire una sponda nazionale al suo movimento e un asse privilegiato, quanto mai auspicabile, con il governo nazionale, con cui la Sicilia stava conducendo una delicata trattativa su questioni finanziarie. È finita com’è finita, col harakiri salviniano del Papeete, le elezioni che si allontanano, e il nuovo governo nazionale fondato dai partiti che all’Ars fanno l’opposizione a Musumeci, il Pd e i 5 Stelle. Che per giunta, sull’ondata del Conte bis, si stanno saldando all’Ars per un’opposizione compatta che fa traballare la risicata maggioranza di Musumeci.

La maggioranza, checché ne dica il governatore, numeri alla mano ci sarebbe pure. Ma il centrodestra è così attraversato da fibrillazioni dal suo primo giorno che in effetti è come se non ci fosse. E certe operazioni di Palazzo, come la creazione in laboratorio del gruppo “Ora Sicilia” non sono servite più di tanto a rinsaldare la maggioranza, anzi, hanno suscitato altri sospetti e risentimenti interni alla coalizione. E altro che rimpasto (lo aspettavano per i primi di luglio, qualcuno se lo ricorda?), nemmeno l’assessore ai Beni culturali si è riusciti a nominare dopo la tragica scomparsa di Sebastiano Tusa.

Infine, gli ambiziosi progetti di creare un soggetto politico meridionalista che superasse i confini siciliani di Diventerà Bellissima al momento restano ambiziosi progetti. L’interlocutore di qualche tempo fa per un’iniziativa nazionale, il governatore ligure Giovanni Toti, si è mosso per conto suo mettendosi in proprio. Altri “sudisti” intenzionati a combattere la buona battaglia al momento non se ne vedono. E così a Musumeci resta “solo” la Sicilia. Con le sue grane e il suo traballante futuro. Ma almeno l’estate è finita.


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