I fantastici quattro e lo sbadiglio - Live Sicilia

I fantastici quattro e lo sbadiglio

Palermo 2012, il centrosinistra
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Il prepartita è stato talmente lungo e impegnativo che i giocatori e le giocatrici, appena scesi in campo, avevano già la bava alla bocca e difficoltà a respirare. Un’ansia da prestazione che ci ha impedito di comprendere che Palermo vogliono e come intendono arrivarci. Il primo confronto tra i candidati alle primarie, svoltosi al Centro Pio La Torre, è finito così. In uno sbadiglio. Li guardavo come Nanni Moretti scrutava D’Alema in televisione, sperando che dicessero qualcosa, se non proprio di sinistra, almeno qualcosa che mi solleticasse l’anima. Che le donasse per un attimo le ali. Sicuramente avrà pesato la stanchezza, la prossima volta magari faranno meglio. Non si vuole mettere in discussione il lavoro, la serietà e la preparazione di nessuno dei quattro. Ma, diamine, non mi aspettavo una genialata da premio Nobel, ma un’ideuzza in grado di riaccendere gli spiriti sopiti dei palermitani dopo dieci lunghi anni cammarateschi non era difficile scovarla tra le pieghe della tensione. Sia chiaro, il compitino è stato svolto per non andare sotto il cinque. Si vedeva che a casa avevano studiato. I dipendenti comunali da rimotivare, i privati nelle aziende partecipate, il tracciamento elettronico delle pratiche per il singolo utente, i pannelli solari, i fondi europei, la città metropolitana, l’utilizzo virtuoso dei beni confiscati, il centro storico, le periferie, le politiche di genere, il no ai privati, il comune con i conti in rosso, le infrastrutture.

E il mare. Che fa, vogliamo continuare a sacrificarlo. E il codice etico. Mica possiamo farne a meno. Se non c’è quello in ogni campagna elettorale mi sembrerebbe di non vivere. Ci è stato sciorinato, insomma, un piccolo bignami, buono per essere interpretato a destra come a sinistra, senza un solo guizzo in grado di far rialzare la palpebra ad una città che non più una città, ma un organismo in rianimazione. Con il becchino alla porta. E poi le facce. Impaurite, quasi terrorizzate, senza un sorriso, sembrava quasi che si preparassero al patibolo. Intatto è rimasto, però, l’agonismo assassino. Ognuno, con l’angolo dell’occhio rivolto verso i competitori, sembrava lividamente quasi volere affogare gli altri tre. Che neanche i tifosi del Palermo e del Catania si azzannano cosi, con sguardi taglienti come baionette sguainate. Come si fa credere che dopo le primarie questi collaboreranno d’amore e d’accordo? Misteri della fede. Non è che vada meglio negli altri due terzi del campo. Nel PDL hanno preso lo scoglio e non sanno più se ammainare bandiera bianca, scendere le scialuppe o buttarsi a mare. Contano, forse, per salvarsi – ma questa volta appare una missione disperata – nelle debolezze altrui. Vedi centrosinistra.

Oppure nella carità di qualche altro bastimento di passaggio. Tipo il terzo polo e dintorni. Il cui giovane e promettente candidato si è presentato alla stampa. Dice che rappresenta un’ampia coalizione. Moderata e riformista. Non fa il politico, afferma che le scelte politiche spettano ad altri. Non farà l’elenco delle cose che servono alla città, perché sono scontate. La sua coalizione lavorerà per rendere semplice il complesso. Almeno, in questo, si dividerà i compiti con il centrosinistra. Che invece sta lavorando, giorno e notte, per rendere complesso il semplice. E il primo match tra i candidati alle primarie ne è un esempio. Che potrebbe pure essere un incidente di percorso. Noi, per sì e per no, senza sapere né leggere né scrivere, prepariamoci a tutto. Perché non è vero che non può fare più buio di mezzanotte.


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