La vendetta (mancata) dei Mazzei | Scollo scuote la malavita di Lineri - Live Sicilia

La vendetta (mancata) dei Mazzei | Scollo scuote la malavita di Lineri

Le rivelazioni dell'ex reggente dei Santapaola, diventato a gennaio collaboratore di giustizia, hanno blindato l'inchiesta Enigma, che martedì ha fatto scattare le manette ai polsi dei picciotti di Nuccio Mazzei.

I fratelli pentiti
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CATANIA – Lineri è un terreno fertile per i clan mafiosi. La frazione misterbianchese, al confine di Catania, è stata al centro in questi giorni della retata Enigma che ha polverizzato la squadra di Nuccio Mazzei. Questa porzione di terra catanese sarebbe stata una roccaforte di estorsioni e traffico di droga per i Carcagnusi. Un’indagine quella della Squadra Mobile di perfetto fiuto investigativo e di grande conoscenza dei codici e dei sistemi di adattamento della criminalità organizzata alle dinamiche dell’economia.

A blindare le accuse nei confronti di molti degli oltre 35 indagati sono le parole di Giuseppe Scollo, ex reggente di Lineri della famiglia Santapaola Ercolano e diventato il 19 gennaio scorso collaboratore di giustizia. Le sue rivelazioni sono già entrate nel fascicolo dell’inchiesta del Pm Rocco Liguori, pronto tra qualche settimana a formulare le richieste di rinvio a giudizio nei confronti del capomafia Nuccio Mazzei, dei picciotti di Lineri e dei presunti imprenditori collusi.

Pippo Scollo, dunque, inchioda i Carcagnusi. Quasi una beffa: perchè i Mazzei avrebbero voluto vederlo morto. Anzi avrebbero voluto vedere in una bara lui e il fratello Antonio, anche lui soldato del Gruppo di Lineri – San Giorgio, per regolare i conti in merito all’omicidio di Michelangelo Domenico Loria ucciso la sera del 28 febbraio 2007. Antonio Scollo decide di entrare nel programma di collaborazione anche perchè ad un certo punto si sente braccato dai Carcagnusi pronti a vendicare la morte di Loria, appena 18enne, e il ferimento del fratello Francesco. Ma i “Santapaola non mi proteggevano”- disse ai magistrati quando iniziò a collaborare nel 2011. Per quei fatti di sangue è stato condannato a 22 anni e 6 mesi di carcere.

Antonio non si è fatto scrupoli e ha accusato il fratello per quell’omicidio che nulla però aveva a che vedere con gli affari di mafia. Giuseppe Scollo ha ucciso Michelangelo Loria e ha colpito alla testa il fratello 23enne. La sparatoria è avvenuta in strada a Librino: doveva essere un’azione punitiva per il furto della Bmw di Mario Villa, amico dei fratelli Scollo, ma finì tragicamente nel sangue. Era stato organizzato un incontro “chiarificatore”, ma Francesco Loria decise che invece delle parole servivano le pallottole: Antonio Scollo e Mario Villa sono stati feriti ai piedi. A quel punto i due fratelli Scollo reagirono. I Loria sono figli dell’ergastolano Gaetano, elemento di spicco della cosca Mazzei. Per questo in un primo momento gli inquirenti pensarono a un regolamento di conti tra clan: ma invece si trattava di un affare personale, tanto che i Santapaola lasciarono i due fratelli scoperti alla vendetta dei Carcagnusi. A salvargli la vita, forse, la galera: ma il “tradimento” della famiglia ha acceso la miccia in Antonino Scollo a “tradire” l’organizzazione mafiosa. E pochi mesi fa lo ha seguito in questa scelta il fratello Giuseppe.

Pippo Scollo ha inflitto un nuovo colpo mortale ai Carcagnusi. Questa volta senza pallottole, ma fornendo agli inquirenti importanti elementi di riscontro alle risultanze investigative di Enigma. Gli affari della malavita di Lineri erano affar suo: Giuseppe Scollo, infatti, controllava la zona per conto dei Santapaola. I Mazzei sembra avessero ricevuto una sorta di placet da parte di Cosa nostra a operare nella frazione. Liguori – in conferenza stampa – l’ha definita “una joint-venture con i Santapaola”. E l’intermediario sarebbe stato Alfio Cavallaro (arrestato nel blitz), non affiliato, ma ritenuto vicino agli ambienti della famiglia di “Nitto”.

“Ero il reggente di Lineri”. Giuseppe Scollo interrogato nel corso di un processo si è presentato così. “Ho deciso di collaborarare con la giustizia per tagliare tutti i contatti del passato e soprattutto aiutare la mia famiglia”. Le rivelazioni dell’ex santapaoliano stanno portando colpi di scena in diversi processi. Ha infuocato gli animi dei difensori di Orazio Finocchiaro, accusato di aver pianificato di uccidere un pm, rivelando di aver assistito in carcere allo sfogo di Franco “Iattaredda” Finocchiaro mentre manifestava “la sua contrarietà nei confronti del progetto di attentato al magistrato Pacifico”. “Ma che si sente Toto Reina…” avrebbe detto rabbiosamente – a detta del pentito – il boss dei Cappello nei confronti del nipote Orazio. E Giuseppe Scollo è entrato anche nella lista dei testi dell’accusa nel processo di appello a carico dell’ex governatore Raffaele Lombardo.


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