I grandi bluff di Crocetta |Ecco il "governicchio" politico - Live Sicilia

I grandi bluff di Crocetta |Ecco il “governicchio” politico

La Sicilia è rimasta ferma per quindici giorni in attesa della giunta "della svolta", quella che avrebbe traghettato l'Isola fuori dal disastro. Ma a guardar bene, il nuovo esecutivo è pieno di tecnici e molto simile a quello precedente.

Il racconto del crocettismo
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PALERMO – Ma quale svolta. E quali riforme. Il tanto “strombazzato” governo politico, quello che dovrà traghettare la Sicilia fuori dal disastro è solo l’ultimo bluff del governatore. Una finzione alla quale, a dire il vero, non crede nemmeno lui. È consapevole, Rosario Crocetta, di quanto il suo quarto esecutivo sia solo frutto del caos dei conti, di qualche manovra politica finalizzata alla sua successione, di qualche ambizione personale. Poco più. Il tanto atteso governo politico altro non è che un “governicchio”.

E la prova si ha proprio in queste ore. Nelle quali rimane libera (o forse non più) una poltrona, utile a portare avanti le solite azioni di piccolo cabotaggio politico. Che, almeno a parole, sembrano infastidire lo stesso Crocetta: “Da mesi ormai, – protesta il governatore – mettono in piedi gruppi da quattro, cinque deputati per poi chiedere un assessore o magari porre veti che sono ormai inaccettabili”. Ma al gioco si è prestato lo stesso presidente. Facendo passare l’idea che quel posto in giunta fosse raggiungibile da questo o da quel neo-partito: Sicilia democratica o gli ex amici del Megafono convertiti al socialismo? Tenuti tutti lì, sulla corda delle contrattazioni a Palazzo d’Orleans, dei vertici che non finiscono mai.

Perché la tanto decantata svolta politica si è risolta in questo: in una spartizione calcolata col bilancino, di poltrone, sedie e strapuntini. Tanto a questo partito, a questa corrente. Tanto a quell’altro. Due settimane di confronti, un viaggio chiarificatore in Tunisia, persino il solito coinvolgimento-instantaneo di Antonio Fiumefreddo, per partorire cosa?

Un governo politico che è composto, per metà, da… tecnici. Già. Perché dopo avere “azzerato” la giunta, dando l’idea di una vera rifondazione, Crocetta non ha fatto altro che raccogliere pezzi del palazzo raso al suolo, riciclandoli nella nuova versione. E così, a guardar bene, dopo tanti giorni di discussione, anche nel “quater”, così come nel “ter” sono presenti Alessandro Bacci all’Economia, Vania Contrafatto all’Energia, Baldo Gucciardi (lui sì, un politico) alla Sanità, Maurizio Croce al Territorio, Giovanni Pistorio (altro politico) che passa alle infrastrutture, Mariella Lo Bello che tiene le Attività produttive. Mezza giunta, insomma, è identica a quella “azzerata”. E allora? Che cambia?

Cambia qualcosa in quella metà che rimane. Quella che dovrebbe consentire, appunto, la “svolta”. E rappresentata, ad esempio, da assessori che non hanno nemmeno un padre politico certo. È il caso di Carlo Vermiglio, indicato ufficialmente dall’Udc, ma che, al di là delle dichiarazioni formali, è stato scelto da una parte del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Quello che fa capo, ad esempio al deputato messinese Nino Germanà. Una giunta, non a caso, quella presentata pochi giorni fa a Sala d’Ercole, accolta con “solennità” dal deputato regionale agrigentino degli alfaniani Enzo Fontana.

Insomma, la “svolta politica” della giunta, a guardar bene, è rappresentata da Antonello Cracolici, Bruno Marziano, Anthony Barbagallo e Gianluca Micciché. Il governo politico, quello per cui si è discusso e litigato per quindici giorni, è tutto qui. E a molti verrà spontaneo chiedersi cosa sia realmente cambiato. Cracolici entra in giunta in prima persona, infatti, dopo avere indicato comunque, nel governo precedente, assessori che facevano capo a lui (Cleo Li Calzi e Bruno Caruso). Barbagallo, come è apparso evidentissimo proprio nelle giornate tese del rimpasto, rappresenta nell’esecutivo l’area di Giuseppe Lupo, la cui presenza in giunta nel “Crocetta ter” era comunque garantita da Antonino Purpura. Una “corrispondenza” così fedele da essersi tradotta persino nel “trasloco” dai Beni culturali al Turismo degli uffici di staff che erano di Purpura. E che diventeranno di Barbagallo. Lo stesso meccanismo avviene nel cambio di testimone dell’Udc, dove l’uscente Giovanni Pizzo ha consigliato la conferma o la nomina di componenti dell’ufficio di gabinetto al suo successore.

Perché al di là delle dichiarazioni altisonanti e del nuovo ottimismo, è cambiato poco o nulla. Il governo politico, quello della svolta, è solo un bluff. È solo un governicchio. Una pietanza servita in piatti diversi. Ma composta dagli stessi, soliti ingredienti.

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