PALERMO – Ora l’ultimo capitolo dei veleni grillini finisce anch’esso all’attenzione dei magistrati. È stato l’avvocato del deputato Riccardo Nuti a depositare una settimana fa l’audio, risalente al luglio 2016, in cui si sente un dipendente del gruppo dei 5 Stelle parlare alla Camera a Nuti e ai suoi di Ugo Forello, candidato sindaco dei 5 Stelle, e di Addiopizzo, di cui Forello è uno dei fondatori. Lo stesso audio che è poi stato pubblicato sui social con tanto di sottotitoli, dopo la consegna alla procura, sperando che la stampa dedicasse attenzione alla vicenda, come infine è accaduto.
Nella conversazione, un dipendente del gruppo a 5 Stelle, Andrea Cottone, fornisce informazioni a Nuti e ai suoi, che temono una scalata al Movimento da parte del gruppo di Addiopizzo che ruota attorno a Forello. Nell’audio si parla di Addiopizzo e delle lucrose attività del comitato legate alla costituzione di parte civile nei processi e alla consistente mole di finanziamenti pubblici ricevuti. Ricostruzioni contro cui Addiopizzo ieri ha annunciato azioni legali. Così come di azioni legali ha parlato lo stesso Movimento, nei confronti di chi diffonderà i contenuti della conversazione “rubata”. Insomma, una gazzarra che nasce e cresce tuta dentro il Movimento palermitano, nuova puntata rispetto alla storia di veleni, delazioni e accuse reciproche, quella delle firme false, che potrebbe da qui a breve sfociare in un processo penale e che ha portato all’allontanamento dal gruppo pentastellato dei deputati coinvolti.
L’audio, i veleni e la trasparenza
L’audio dello scandalo risale a un anno fa. E lo stesso Movimento ha fatto sapere che è stato registrato alla Camera dei deputati. I grillini coinvolti negano che il giornalista sia stato registrato a sua insaputa. Secondo l’avvocato Roberto Monteleone la conversazione non è stata rubata, e lo stesso scrive su Facebook la deputata nazionale Chiara Di Benedetto che sostiene che “i partecipanti alla riunione oggetto della registrazione erano pienamente consapevoli e concordi alla registrazione”.
Il punto resta controverso, ma di certo la vicenda getta un’ombra, l’ennesima, sulle dinamiche interne al Movimento e sui rapporti tra i suoi esponenti. Un clima di veleni e trappole che già era emerso in occasione dell’inchiesta sulle firme false, o presunte tali, a corredo delle liste per le amministrative del 2012. “Ecco lo streaming a 5 Stelle, si spiano a vicenda ma poi negano tutto”, commentavano ieri con sarcasmo i senatori del Pd, mettendo il dito nella piaga del contrappasso che tocca ai pentastellati proprio sul tema a loro assai caro della trasparenza contro la segretezza delle riunioni. “Dispiace – commenta oggi Cottone, che si scusa con Forello e Addiopizzo, di cui è stato membro – per la diffusione di un audio di natura altamente riservata e in alcun modo destinato alla divulgazione che non solo lede la mia privacy ma rappresenta anche una grave violazione della natura e della riservatezza dell’incarico all’epoca conferitomi nonché, eventualmente, della inviolabilità del domicilio stesso della Camera dei Deputati”. In un post di Facebook il giornalista (che spiega come approfondimenti successivi abbiano “chiarito che le circostanze prospettate in quella conversazione si sono rilevate prive di fondamento”)non parla di registrazione “rubata” né avvenuta a sua insaputa. Come del resto sostengono i grillini epurati.
La vicenda potrebbe avere un ulteriore strascico giudiziario. I pm, essendo già chiusa l’inchiesta sulle firme false, hanno trasmesso l’audio al Gip. Ora si dovrà capire se la storia della registrazione, che secondo Nuti e compagni conforterebbe la teoria della “macchinazione” ai loro danni (non è per la verità chiarissimo come) nel caso firme false, porterà all’apertura di un nuovo fascicolo. E oggi sulla stampa si parla della possibilità che vengano fuori nuovi file dai nutiani contro il candidato sindaco dei 5 Stelle, avversato dal gruppo che per anni ha fatto il bello e il cattivo tempo nel pianeta grillino palermitano.
La mangiatoia antimafia
Dall’ormai famigerato audio emerge un quadro non molto edificante per Addiopizzo. Che in una nota ha parlato di “gravissime ricostruzioni diffamatorie, perché false, su dinamiche interne ed esterne all’associazione e alle condotte dei suoi soci”, annunciando azioni legali e diffidando chiunque dal riportare i contenuti dell’audio. Forello dal canto suo ha liquidato come “un mucchio di sciocchezze” le accuse e tira dritto con la sua candidatura, incassando il sostegno del Movimento. La vicenda, però, riporta d’attualità il tema dei fiumi di denaro, in grandissima parte pubblico, che ruota attorno alla galassia antimafia. Un tema a cui Livesicilia aveva dedicato nei mesi scorsi un’inchiesta in due puntate (LINK1 LINK2). E su cui oggi torna anche Repubblica, citando alcuni esempi come il Fai (Federazione italiana antiracket) di Tano Grasso e la Confindustria (tre milioni per “Caserta e Caltanissetta sicure e moderne”, scrive il quotidiano), oltre appunto ad Addiopizzo, che pubblica i suoi bilanci on line, documentando dettagliatamente le sue attività che gli hanno garantito qualcosa come un milione e mezzo di soldi pubblici. L’elenco delle holding antimafia ovviamente non si esaurisce qui. I soldi del Pon sicurezza, la fetta più sostanziosa gestita dal ministero dell’Interno, hanno innaffiato in questi anni i giardini di tantissime altre realtà. Finanziando ad esempio la partecipazione ai campi estivi nei beni confiscati di Libera di don Ciotti o il vino prodotto sui beni confiscati e gestiti da Libera Terra. E poi ci sono i soldi del ministero dell’Istruzione, meno abbondanti di quelli del Viminale, che attraverso le scuole hanno finanziato molte iniziative portate avanti da associazioni locali e con appositi protocolli d’intesa hanno assicurato finanziamenti alla Fondazione Falcone per le celebrazioni del 23 maggio e a Libera per la celebratissima Giornata della Memoria delle vittime delle mafie.
La bega grillina, insomma, fa tornare d’attualità il tema della holding dell’antimafia spa, che come un fiume carsico appare e scompare nel dibattito pubblico. Fagocitato infine dalle baruffe di piccolo cabotaggio di una politica che di politica ormai ha poco o nulla.