PALERMO – Non è solo una storia messinese. L’esclusione della lista “Micari presidente” nel collegio dello Stretto trascina con sé una serie di conseguenze. Che coinvolgono soggetti che si muovono assai lontani da Messina e lo stesso rettore che dà il proprio nome a quell’elenco.
Gli ultimi sondaggi rivelati dai dirigenti del Partito democratico – un sondaggio molto misterioso, visto che al momento non si conoscono nè i dettagli, né chi abbia portato avanti la rilevazione – danno la lista di Micari-Arcipelago al 5,3 per cento. Se bisogna prendere per buone queste percentuali, l’Arcipelago voluto da Orlando e riempito da Crocetta, insomma, danzerebbe pericolosamente sulla soglia minima per portare candidati all’interno di Sala d’Ercole. Quella rilevazione, però, sarebbe stata compiuta il 7 e l’8 ottobre, nei giorni in cui montava il “caso” dell’esclusione della lista stessa nel collegio messinese. Notizia che diventerà ufficiale solo nel primo pomeriggio di ieri, 8 ottobre.
Così, è verosimile pensare che quel dato finirebbe comunque per essere fortemente ridimensionato dall’assenza della lista nel Messinese, dove tra l’altro era stato presentato uno degli elenchi di candidati più competitivi. E così, ecco che il rischio di non superare la soglia del 5 per cento, oggi, è molto forte. Cosa significherebbe?
Intanto, se venisse respinto il ricorso di Micari e confermata l’esclusione della lista, rimarrebbe fuori dall’Ars Rosario Crocetta, il governatore in carica, che non era presente in nessuna delle altre liste. Fuori rimarrebbe anche Aurora Notarianni, assessore da poco nominata ai Beni culturali in sostituzione di Carlo Vermiglio al quale Crocetta aveva chiesto, sostanzialmente, di candidarsi o di lasciare la giunta. La sua sostituta, però, non potrà candidarsi comunque, stando così le cose. E fuori rimarrebbe Nicola Barbalace, che in queste ora non ha nascosto, seppur con parole sibilline, la propria amarezza sui social network: “Lo so…sembra di stare su “Scherzi a parte” – ha scritto il politico di area Pd – ma purtroppo certa politica è riuscita a regalarci anche questo. Tuttavia – ha aggiunto rivolgendosi ai suoi sostenitori – vi prego di avere, come me, fiducia nella giustizia e di continuare a lavorare per un progetto politico che molti vorrebbero uccidere ma che nonostante tutto rimarrà vivo”.
Insomma, già nelle parole del candidato ci sono tutti i dubbi relativi all’operazione della creazione di una lista, raccontano alcuni militanti di centrosinistra, nata in maniera improvvisata, e la cui composizione è il frutto di trattative confuse, chiuse a poche ore dal termine per la presentazione dei documenti. Un enorme pasticcio, insomma, che ha creato le condizioni per il guaio di Messina.
Che, come detto, non riguarda solo quel collegio. Oltre all’esclusione di Crocetta, dell’assessore Notarianni, di Barbalace e degli altri candidati della lista (Nunzio Grasso,Tani Isaja, Sandra Raffa, Alessandra Colina), il tonfo messinese rischia, come detto, di rendere molo difficile il superamento della soglia necessario per l’accesso all’Ars. Insomma, il “caso” della documentazione mancante trascinerebbe con sé le liste di tutte le altre Province. Sbarrando la strada verso Sala d’Ercole, anche agli altri aspiranti onorevoli. In particolare in due collegi, dove le ambizioni sembravano supportate da un reale consenso. È il caso della lista palermitana, dove ad esempio quotatissimo è l’ex sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello. Ma fuori rischia di restare anche Daniele Vella, che alcuni giorni fa aveva mostrato i primi fac-smile col simbolo del Megafono, salvo poi essere costretto a modificarli sostituendo quel logo col simbolo della lista Micari presidente. E ancora, la caduta riguarderebbe anche Valeria Grasso, lanciata direttamente da Crocetta, Aurelio Scavone spinto da Orlando e Tonino Russo proveniente dal Pd.
Non solo. L’eco del tonfo messinese si sentirebbe anche a Catania, dove altri aspiranti candidati sarebbero automaticamente tagliati fuori, a prescindere dal loro consenso: è il caso del coordinatore del Megafono Giuseppe Caudo, del deputato regionale e vicepresidente dell’Ars uscente Antonio Venturino e di Antonio Leanza*. Tutti fuori, se la lista non tocca il 5 per cento a livello regionale. Un risultato già in qualche modo paventato, dopo le tensioni che hanno portato addirittura alla mancata presentazione della lista “Micari presidente” a Siracusa, dove si parlava della possibilità che a farne parte fosse Gaetano Cutrufo, presidente del Siracusa calcio e uomo assai vicino al renzianissimo sindaco Giancarlo Garozzo. Alla fine, Cutrufo ha scelto di correre con gli alfaniani di Alternativa popolare.
Lì finiranno un po’ di voti inizialmente previsti per la liste del presidente. E chissà dove finiranno quelli di Messina, se il Tar confermerà l’esclusione: già si sfregano le mani esponenti del Pd, ma anche gli uomini di Claudio Fava, dove potrebbe finire un po’ di consenso degli uomini di sinistra delusi da questa operazione fallimentare. Che rischia di tirare giù con sé in tanti, compreso lo stesso Fabrizio Micari. E c’è già qualcuno che mette in giro la malizia, che allunga ombre sulla stessa coalizione di centrosinistra: errori così marchiani, un “caso” come questo, non possono essere solo frutto del caso.
* avevamo attribuito ad Antonio Leanza una errata parentela con Lino Leanza. Ci scusiamo dell’imprecisione con i lettori e il diretto interessato.