Catania- Ieri è stato il giorno della difesa: dopo le richieste di pena, arriva la lunga arringa di Salvo Pace, avvocato di Raffaele e Toti Lombardo accusati di voto di scambio. La strategia è già chiara dall’inizio, quando l’avvocato con trascorsi da consigliere provinciale, mette in discussione la genesi dell’indagine contestando la scelta degli inquirenti di disporre la messa sotto intercettazione di Ernesto Privitera: “Non è chiaro da chi è partita l’iniziativa – dichiara Pace – nemmeno il sovrintendente Todaro, da me contro-interrogato durante il dibattimento, è riuscito a dare una spiegazione convincente”. Ipotesi supportata dal fatto che le attività di polizia giudiziaria, secondo la difesa, non avrebbero “arricchito l’impianto probatorio. “L’avvio delle indagini è una forzatura – irrompe ancora Pace – l’intercettazione che ha dato il via all’attività investigativa non contiene i ‘sufficienti’ indizi di reato richiesti dalla norma per poter procedere alle intercettazione”.
Secondo Salvo Pace, i pm Rocco Liguori e Lina Trovato avrebbero messo “molta sociologia e poca psicologia” nella ricostruzione del contesto in cui si sarebbe consumato il reato, tanto che, tenta lui stesso di stilare il profilo psicologico di Ernesto Privitera rivolgendosi alla giudice Laura Benanti. L’autista di bus shuttle all’aeroporto diviene – nel ritratto di Pace – una sorta di dott. Jekyll e Mr Hyde di San Cristoforo: “Quando parla con i Lombardo usa toni ossequiosi e affettuosi mentre quando parla con quelli del suo entourage – sottolinea Pace – utilizza termini come :“I ttrattai comu ‘a munnizza”. Il ‘Privitera 1’ e il ‘Privitera 2’, si alternano al cambiare dei contesti: “Se fossero stati intercettati dei professori universitari – aggiunge il difensore – avremmo trovato lo stesso tipo di discussioni ‘politiche’, solamente fatte con un linguaggio diverso”.
Raffaele Lombardo lo chiama Ernestino, “stanno gerarchicamente su posizioni distanti”, L’interesse di Privitera “non sarebbe legato a promesse specifiche”, avere “familiarità” con Raffaele Lombardo lo “rendeva orgoglioso” e “considerato” all’interno del contesto in cui vive: “Ti salutu, per’i ficu!” esclamava Privitera salutando un congiunto. Nel caso di Toti si aggiunge l’affetto sincero: “Fratello mio”, lo chiamava al telefono. “Vacci ruci ruci”, suggerisce al cognato prima di incontrare Toti. In sostanza, “non è vietato aiutare”, sostiene la difesa, e l’accordo stava solo nella testa di Privitera che se ne faceva forte per accrescere il suo modesto “potenziale attrattivo” nei confronti della gente del suo quartiere.
Della vicenda Oikos, la difesa ricorda come ci sia un processo in corso a Palermo e nel quale l’ex presidente della Regione non sia mai entrato. “Manca la prova del do ut des – conclude Pace – e le intercettazioni non raccontano una parte della storia politica che lega Privitera a Lombardo”. Assoluzione perché il fatto non costituisce reato, nel caso di Raffaele; e assoluzione perché il fatto non sussiste nel caso di Toti. Queste le richieste della difesa. I pm Rocco Liguori e Lina Trovato hanno richiesto invece: un anno e due mesi per Raffaele Lombardo e 10 mesi per il figlio Toti, 10 mesi anche per gli altri coimputati Ernesto Privitera, Giuseppe Giuffrida e Angelo Marino. Le pene accessorie vanno dalla sospensione dalla carica pubblica e 7 anni di ineleggibilità per il deputato regionale ai 5 anni di interdizione per l’ex presidente della Regione. Il 29 ottobre è attesa la sentenza.