Non è più così raro sentire persone dichiarare di non avere un medico di famiglia a cui rivolgersi per una prescrizione o un controllo. Il numero di cittadini privi di un MMG è in continua crescita, soprattutto nelle Regioni con una maggiore densità abitativa e nelle aree più isolate come in Sicilia.
Mancano i medici di famiglia
La carenza di medici di medicina generale è ormai una criticità strutturale, figlia di decenni di scelte miopi e di una programmazione inadeguata, incapace di garantire un adeguato ricambio generazionale.
I numeri raccontano una realtà preoccupante: nei prossimi anni il numero di MMG in servizio calerà drasticamente, mentre i nuovi ingressi non saranno sufficienti a colmare il vuoto lasciato dai pensionamenti. Si stima che tra il 2025 e il 2027 oltre 7.300 medici lasceranno la professione, ma le borse di studio finanziate non bastano a compensare questa perdita.
A ciò si aggiunge il problema dell’attrattività della professione: ogni anno una quota significativa di borse non viene assegnata, e molti giovani che intraprendono il percorso di formazione lo abbandonano prima di completarlo.
Il ruolo chiave dei medici
La questione non riguarda solo la disponibilità di medici, ma l’intero assetto dell’assistenza territoriale. I MMG rappresentano il primo punto di accesso al sistema sanitario e hanno un ruolo chiave nella gestione dei pazienti cronici, nella prevenzione delle ospedalizzazioni e nel coordinamento delle cure. La loro carenza si traduce in un maggior afflusso ai pronto soccorso e in un aumento della spesa sanitaria per i cittadini, costretti a rivolgersi alla sanità privata per ricevere cure tempestive.
A rendere la situazione ancora più critica è l’inadeguatezza del massimale di assistiti per ciascun MMG, stabilito ormai decenni fa in un contesto epidemiologico completamente diverso. Oggi, l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie croniche hanno reso quel limite insostenibile: oltre la metà degli anziani soffre di più malattie croniche e le loro necessità assistenziali sono ben più complesse rispetto a quelle di qualche decennio fa.
La situazione in Sicilia
Eppure anche in Sicilia i medici superano già abbondantemente la soglia massima di assistiti, arrivando a gestire fino a 2.000 pazienti ciascuno, con un inevitabile peggioramento della qualità delle cure.
Tra le proposte avanzate per affrontare questa crisi vi è la trasformazione dei MMG in dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, con l’obiettivo di garantire la loro presenza nelle Case di Comunità e nei servizi territoriali delle ASL. Tuttavia, questa riforma viene presentata senza una reale valutazione dei suoi impatti economici, organizzativi e previdenziali.
L’ipotesi della dipendenza rischia di non risolvere i problemi di fondo della medicina generale, perché non affronta il nodo centrale dell’attrattività della professione. Attualmente, i MMG operano in convenzione con il SSN, godendo di una certa autonomia gestionale che consente loro di organizzare il proprio lavoro in base alle esigenze dei pazienti. Un modello di dipendenza rigido potrebbe invece trasformare il loro ruolo in una funzione burocratica, con turni prefissati e meno flessibilità, disincentivando ulteriormente le nuove generazioni a intraprendere questa carriera.
Inoltre, il semplice cambiamento dello status giuridico dei medici non basta a risolvere la crisi dell’assistenza primaria. Senza un adeguato potenziamento dell’organizzazione territoriale, con il rafforzamento dei servizi di supporto al MMG – come infermieri di comunità, assistenti sociali e strumenti di telemedicina – il rischio è che la riforma si riduca a un intervento di facciata, privo di reali benefici per cittadini e professionisti.
Interventi mirati
Se davvero si vuole evitare il tracollo della medicina generale e garantire a tutti i cittadini un medico di famiglia, è necessario intervenire su più fronti, con misure concrete e mirate.
In un contesto in cui l’assistenza sanitaria è già messa a dura prova, servono decisioni strategiche, basate su evidenze e su un confronto con i professionisti. Il Servizio Sanitario Nazionale non può permettersi di perdere il pilastro della medicina generale, perché senza un medico di famiglia accessibile e presente sul territorio, il diritto alla salute rischia di rimanere solo sulla carta.