I monologhisti di pancia e l'illusione di essere capopopolo - Live Sicilia

I monologhisti di pancia e l’illusione di essere capopopolo

Il Covid torna a bussare alle nostre porte e rieccoci con le filippiche all’arrabbiata.
D'ALì A QUI
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Il Covid torna a bussare alle nostre porte e rieccoci con le filippiche all’arrabbiata dei monologhisti di nuova generazione. Sono il prodotto all’ultimo grido (e che grida!) di questa massificata società a cristalli liquidi, affetta da egofonia cronica ed incurabile egocentrismo. Un cellulare, un’aggiustatina all’aspetto (almeno per quelli un po’ più scrupolosi), e ciak. Mamma web è pronta ad accogliere tra le sue immense e confuse braccia un’altra creatura, partorita dalle menti frizzantine del monologhista di turno. Alcuni di loro in realtà si sposano bene col personaggio, altri non sanno nemmeno coniugare il congiuntivo; ma che importa? Si mettono lì, davanti al loro bell’apparecchietto dai tasti obbedienti e salmodiano che è una meraviglia. Basta premere su “pubblica” è la magia ha inizio. Anzi, l’illusione. L’illusione di essere un capopopolo, un opinion leader o semplicemente uno che, urbi et orbi, enuncia la sua incontrovertibile verità. Certo, dipende dai like e dalle visualizzazioni; ma che importa? Siamo tutti opinionisti, giornalisti, politicanti, piazzaioli virtuali e oltranzisti della pancia. E il re degli ignoranti assiste, incredulo, al proliferare del suo popolo. Inconsapevole, lui cantava Il ragazzo della via Gluck, oggi i suoi principi spadroneggiano in via del click (questa m’e’ venuta male, ma che importa? Siamo tutti opinionisti, giornalisti, politicanti, piazzaioli virtuali, oltranzisti della pancia e pure scrittori). Siamo tutti lì, col cellulare in mano a postare verità.

In pieno Covid il fenomeno è esploso, come la peggiore delle pesti bubboniche. Adesso chi li ferma più! Basta un’onda d’arrabbiatura da cavalcare perché i monologhisti si cimentino nei loro esercizi di retorica spicciola, ficcante, reboante. Anzi, non aspettano altro. Altro che nemici ra’ cuntintizza, questi sono amici delle disgrazie. Scoppia l’alluvione a Palermo e subito i video inondano le pagine; sbarcano i clandestini e la marea parolaia di facce incazzate si alza all’improvviso; il premier fa una conferenza stampa e le concioni ricolme di saccenza si abbattono immantinente su Conte; e quando lì giù, in basso, gira il contatore dei “mi piace” o delle condivisioni la goduria è alle stelle, tra amici e parenti è nata una stella. Stelle caduche che fremono. Le elezioni si avvicinano, i politologi e gli aspiranti leader si preparano. Nel frattempo, i contagi aumentano, misuratamente, ma aumentano. Perciò state pronti, poeti maledetti, santoni e navigatori della rete. Aspettiamo, impazienti, il vostro prossimo video. E mi raccomando, le urla. Per il congiuntivo transeat, ma le urla e qualche mala parola all’indirizzo di qualche malo politico non fatecela mancare. Sennò, che video sarebbe? E se poi ci fosse un’altro (con l’apostrofo) lockdown … già li vedo: tutti opinionisti, giornalisti, politicanti, piazzaioli virtuali, oltranzisti della pancia e pure scrittori… ah, e pure panettieri!

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