CATANIA – I manifestanti No Frontex contestano il Ministro Alfano. Un vasto dispiegamento di forze dell’ordine presidia Palazzo degli Elefanti quando i manifestanti arrivano in Piazza Duomo. La presenza del Ministro Alfano nella città etnea è un’occasione troppo ghiotta per i militanti della Rete Antirazzista, del Comitato No Muos e di Catania Bene Comune che da mesi denunciano il sistema Frontex. “Mai più stragi nel Mediterraneo” è lo slogan che scandisce le prime ore del pomeriggio in una letargica Piazza Duomo. I manifestanti sono pochi, ma molto determinati. E non le mandano dire. “Frontex vergogna, chiudiamo questa fogna”, gridano quando in lontananza si scorge un lungo serpentone di persone, tra le quali probabilmente Alfano, entrare in municipio per celebrare l’inaugurazione della sede catanese di Fontex, fortemente voluta dal primo cittadino Enzo Bianco. Che il Ministro abbia assistito o meno alla protesta poco importa, l’obiettivo degli attivisti è ribadire la contrarietà netta rispetto all’agenzia europea per la gestione della cooperazione alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione Europea. Si proteggono i confini.
Il mandato dell’agenzia non riguarda nello specifico il salvataggio di vite umane in mare. “Si consuma l’ennesimo fallimento dell’Unione Europea, ci si sta attrezzando, nella previsione che aumenteranno i migranti sulle nostre coste, a blindare di più, a militarizzare le frontiere, sperperare risorse pubbliche, militarizzare le frontiere, costruire hot spot e procurare altre vittime (3770 soltanto lo scorso anno)”, dice il leader della Rete Antirazzista Alfonso Di Stefano. “E allora noi diciamo una cosa molto semplice: il Libano, un paese con meno di cinque milioni di abitanti, negli ultimi cinque anni ha accolto quasi un milione e mezzo di rifugiati, scappati dalla guerra in Siria”. “Questo dimostra che un paese molto più povero dell’opulenta Europa accoglie un numero di immigrati cento volte superiore al nostro e fa vedere come la xenofobia di Le Pen e Salvini ha contagiato le menti di chi governa l’Europa, perché in proporzione dovremmo accogliere cento milioni di persone e invece non riusciamo ad accoglierne nemmeno un milione, anzi qualcuno vorrebbe blindare i confini interni all’Unione celebrando la fine di Schengen”. Dopo la tappa di piazza Duomo il presidio si sposta davanti alla sede operativa di Frontex, in zona Castello Ursino, dove già dalle prime ore del pomeriggio le donne di Città Felice volantinavano contro l’agenzia.