I pizzini e l'ordine di uccidere un pm |Dodici anni per Orazio Finocchiaro - Live Sicilia

I pizzini e l’ordine di uccidere un pm |Dodici anni per Orazio Finocchiaro

Il Tribunale di Catania ha accolto la richiesta formulata dalle pm Antonella Barrera e Giovannella Scaminaci e condannato il boss del clan Cappello. Gli avvocati Strano Tagliareni e Marletta annunciano il ricorso in appello. Al centro del lungo dibattimento il progetto di uccidere un magistrato. (Nella foto, i pizzini incriminati).

CATANIA – Orazio Finocchiaro è stato condannato a dodici anni per mafia. Il Tribunale di Catania (Grasso presidente, a latere Lorenzetti e Benanti)  ha accolto in pieno la richiesta di pena formulata dalle pm Antonella Barrera e Giovannella Scaminaci. Nella lunga requisitoria le due magistrate hanno sviscerato l’apparato accusatorio che proverebbe come l’imputato avrebbe assunto negli anni il ruolo di “promotore” all’interno del clan Cappello Carateddi. Una scalata criminale avvenuta da dietro le sbarre: la detenzione in carcere non avrebbe fermato Finocchiaro che era solito “avere rapporti epistolari con tutto il gotha dei Cappello”.

Al centro del processo anche la “paternità” di due “pizzini” in cui era contenuto l’ordine per un progetto di attentato (mai eseguito) nei confronti del pm Pasquale Pacifico. Per la Procura il mandante sarebbe Orazio Finocchiaro, sarebbe stato lui a dettare (a uno scrivano) la stesura dei due bigliettini con cui si pianificava l’uccisione del magistrato napoletano. Quei messaggi finirono nelle mani di Giacomo Cosenza, che li consegnò nelle stesse mani del pm da “crivellare di colpi”.

La perizia grafica di questi due biglietti è stata al centro per molte udienze di questo processo. Il collegio di consulenti nominato dal Tribunale ha escluso la compatibilità tra la calligrafia di Orazio Finocchiaro e quella usata per scrivere i pizzini, mentre hanno dichiarato “una discreta probabilità” di compatibilità con il saggio grafico di Cosenza. Una valutazione che va nella stessa direzione di quella del perito della difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Marletta e Francesco Strano Tagliareni, ma che è stata invece ritenuta “priva di fondamento” dai Ris.

La comparazione calligrafica – hanno ricordato le pm durante la requisitoria-  in fase di indagine fu svolta dalla Polizia Scientifica tra i pizzini e alcune lettere scritte nell’interesse di Orazio Finocchiaro, detenuto nella casa circondariale di Tolmezzo ad Udine. Due grafie ritenute compatibili anche secondo l’avvocato Giuliano, il perito nominato dalla Procura. Per il consulente l’imputato avrebbe avuto uno “scribano”.

La difesa aveva chiesto al Tribunale, che non ha accolto, un’ulteriore perizia grafica sui bigliettini e Paolo Leone, il detenuto indicato dallo stesso Orazio Finocchiaro come colui che ha compilato i moduli del carcere per suo conto. Una lacuna, che è stata evidenziata più volte nelle loro arringhe dai due difensori, l’avvocato Strano Tagliareni e Marletta.

Su questo punto sarà necessario attendere la motivazioni della sentenza, che sarà depositata tra alcuni mesi, per capire le conclusioni a cui è arrivato il Tribunale. Un particolare questo, cruciale per la difesa. Gli avvocati Francesco Strano Tagliareni e Giuseppe Marletta annunciano già il ricorso avverso alla sentenza di primo grado.


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